
I girini, troppo deboli durante le prime fasi della propria vita per “rompere” la tensione superficiale dell’acqua onde poter mettere fuori parte della propria testa per poter respirare, fanno ricorso ad un metodo alquanto caratteristico e interessante per ottenere l’ossigeno necessario per sopravvivere.
A fare la scoperta, quasi per caso, è stato il ricercatore Kurt Schwenk dell’Università del Connecticut mentre studiava delle salamandre in laboratorio che si nutrivano di girini.
È stata una scoperta entusiasmante ancor di più quando il ricercatore ha capito che questo strano comportamento non era mai stato descritto da alcuno studio precedente.
In sostanza la storia è questa: i girini, ossia i piccoli di rana, non hanno branchie ancora sviluppate per poter ottenere l’aria necessaria come fanno invece gli adulti.
Devono per questo arrivare in superficie per ottenere l’ossigeno necessario ma nei primi giorni di vita sono troppo deboli per eseguire quest’azione, in particolare per “rompere” la tensione della superficie dell’acqua onde riuscire a cacciare fuori parte del proprio corpo.
Hanno dunque sviluppato un metodo sorprendente per ottenere l’aria necessaria: formano una bolla parziale tramite una particolare azione di suzione sotto la superficie dell’acqua, bolla naturalmente ripiena d’aria.
Il girino è quindi capace di intrappolare questa piccola bolla d’aria nella sua bocca e di spingerla, tramite i muscoli presenti nella bocca, direttamente nei polmoni.
E dato che la bolla formata nella bocca contiene una quantità d’aria più grande rispetto a quella che possono contenere i loro polmoni, i girini espellono l’aria non necessaria formando altre piccole bolle che vanno poi a galleggiare sulla superficie dell’acqua per un po’ di tempo, cosa che crea, sulle superfici degli stagni, la formazione di tante piccole bolle.