Glaucoma, intelligenza artificiale può valutarne avanzamento meglio di altri metodi

Questa retina mostra punti maggiormente illuminati (in bianco). Questi punti sono cellule nervose retiniche "malate" individuate dal nuovo metodo (credito: UCL / Western Eye Hospital)

Un nuovo test che è in grado di rilevare l’insorgenza del glaucoma 18 mesi prima di quanto può fare il metodo “classico” è stato sviluppato da un team di ricercatori dell’Istituto di Oftalmologia dell’University College London in collaborazione con l’Imperial College di Londra e con il Western Eye Hospital Imperial College Healthcare NHS Trust.
Questa nuova tecnologia è supportata da un algoritmo di intelligenza artificiale, algoritmi che stanno sempre più subentrando ai metodi classici e standard in molti campi della medicina anche per quanto riguarda le diagnosi.

Come spiega Francesca Cordeiro, una delle ricercatrici impegnate nel progetto, si tratta di un modo “rapido, automatizzato e altamente sensibile per identificare quali persone con glaucoma sono a rischio di rapida progressione verso la cecità”.
Il glaucoma resta una delle principali cause di cecità tra gli esseri umani. Si crede che ad oggi colpisca più di 60 milioni di persone nel mondo, un numero destinato addirittura a raddoppiare entro il 2040, causa anche il continuo invecchiamento della popolazione. Il glaucoma può aggravarsi causare la morte delle cellule della retina e dunque la cecità.

Il nuovo test, denominato Detection of Apoptosing Retinal Cells (DARC), si basa sull’iniezione di un particolare colorante nel sangue dell’occhio. Questo colorante fluorescente tende ad attaccarsi alle cellule retiniche evidenziando quelle in procinto di morire (appaiono di un bianco più brillante).
A seconda della quantità di queste cellule evidenziate, un apposito algoritmo informatico, basato sull’intelligenza artificiale, valuta lo stato dell’occhio e quindi lo stato di avanzamento del glaucoma.
Il metodo è già stato sperimentato su 60 partecipanti, di cui 20 con glaucoma e 40 sani. I ricercatori erano in grado di prevedere con precisione il danno apportato dal glaucoma nei soggetti con questa patologia 18 mesi prima di quanto avrebbe fatto l’attuale tecnica di imaging retinica.

Lo diagnosticava, cioè, in una fase precedente quasi prevedendo il corso della sua progressione, cosa che naturalmente può aiutare le persone a mantenere la vista, come spiega Eduardo Normando, primo autore dello studio.
“Questi risultati sono molto promettenti in quanto dimostrano che il DARC potrebbe essere usato come biomarcatore se combinato con l’algoritmo aiutato dall’intelligenza artificiale”, spiega Cordeiro.

Ora i ricercatori vogliono capire se lo stesso metodo può essere utilizzato anche per rilevare rapidamente il danno causato al da altre patologie dell’occhio che comportano la perdita di cellule nervose, in primis la degenerazione maculare legata all’età. Inoltre stanno cercando di capire se lo stesso algoritmo possa essere utilizzato anche per patologie polmonari e magari valutare le persone affette da COVID-19 con difficoltà respiratorie.

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