
I virus, come d’altronde il SARS-CoV-2, spesso si trasmettono tramite le gocce di saliva che possono essere letteralmente sputate, ad esempio quando si parla. Un team di ricercatori del Dipartimento di ingegneria nucleare e meccanica dei fluidi dell’UPV/EHU-Università dei Paesi Baschi ha realizzato un interessante studio per capire come le stesse goccioline possono essere trasmesse da una persona all’altra. I ricercatori Ainara Ugarte-Anero e Unai Fernández-Gamiz giungono alle conclusioni, poi pubblicate in uno studio apparso su Nature,[2] che le caratteristiche da prendere in considerazione sono la temperatura e l’umidità nell’ambiente e la dimensione delle goccioline.
Fluidodinamica computazionale
La maggior parte dei virus si trasmette per via orale tramite quelle che sono le “oramai note” goccioline di saliva di cui abbiamo sentito tanto parlare nel corso della pandemia di COVID-19. Se una persona tossisce, starnutisce o anche solo emette delle parole, emette delle piccole particelle di saliva che, naturalmente, possono contenere dei virus. I ricercatori hanno voluto capire il comportamento delle particelle di salive in ambienti sociali e lo hanno fatto eseguendo delle complesse simulazioni utilizzando la fluidodinamica computazionale, un ramo della meccanica dei fluidi che usa i computer per simulare il flusso libero e le sue interazioni con l’ambiente.[3]
L’esperimento
I ricercatori hanno analizzato una singola particella di saliva in un ambiente chiuso lasciando cadere delle goccioline con una dimensione compresa tra 0 e 100 micron da un’altezza di circa 1,6 metri (più o meno la distanza dal suolo di una bocca umana). Considerando gli effetti dell’umidità, della temperatura e tenendo secondo delle dimensioni delle stesse goccioline i ricercatori sono giunti alla conclusione che la temperatura ambientale e l’umidità relativa sono fattori che influiscono molto sul processo di evaporazione della gocciolina. Se una gocciolina di saliva evapora prima ci sono minori possibilità che il virus possa essere trasmesso e quindi il tempo di evaporazione è un fattore molto importante.
Temperature più basse: le goccioline evaporano con un tempo più lungo
Secondo i ricercatori con temperature ambientali più basse il tempo dell’evaporazione è più lungo. Inoltre i ricercatori hanno scoperto che le particelle con i diametri minori tendono ad evaporare più velocemente. Hanno anche calcolato che le particelle più grandi, quelle con un diametro di circa 100 micron (un micron è un millesimo di millimetro) per evaporare possono metterci anche 60-70 secondi. Queste particelle più grandi, inoltre, possono viaggiare su una distanza maggiore.
Distanza di 2 metri quella più ragionevole secondo i ricercatori
Secondo i ricercatori questi risultati suggeriscono che la distanza di 2 metri possa essere quella più ragionevole per evitare contagi di COVID-19. Tuttavia i ricercatori hanno scoperto che negli ambienti più umidi l’evaporazione accade più lentamente e questo è un altro fattore che forse avrebbe preso in considerazione in tempi di pandemia.[1]