
Un anticorpo monoclonale capace di prevenire l’infezione da HIV nelle scimmie è stato messo a punto da un team di ricercatori dell’Oregon Health & Science University presso l’Oregon National dell’OHSU. La relativa ricerca, pubblicata su Nature Communications,[2] descrive come agisce il leronlimab, l’anticorpo sperimentale che, secondo i ricercatori, impedisce ai primati non umani di essere infettati dalla forma scimmiesca dell’HIV.[1]
Secondo quanto spiega Jonah Sacha, uno dei ricercatori che hanno partecipato allo studio, questi risultati mostrano che questo farmaco potrebbe rivelarsi utile per contrastare l’epidemia da HIV anche negli esseri umani.
Come spiega Lishomwa Ndhlovu, un professore di immunologia alla Weill Cornell Medicine di New York, autore corrispondente dello studio, questi stessi risultati mostrano che ora abbiamo il potenziale di imitare le mutazioni genetiche del CCR5, proteina presente sulla superficie dei globuli bianchi che fa da recettore per l’HIV. Queste mutazioni, infatti, come spiega il ricercatore, rendono alcuni soggetti immuni alle infezioni da HIV e in due casi hanno portato addirittura alla cura.[1]
L’anticorpo progettato dagli scienziati impedisce al virus dell’HIV di introdursi nelle cellule immunitarie tramite la suddetta proteina di superficie. Si tratta di un farmaco iniettabile già studiato, con esperimenti fino alla fase 3, come trattamento potenziale per le persone già affette dall’HIV, usato in combinazione con altri farmaci antiretrovirali. In questo caso, invece, gli studi hanno esaminato il potenziale di questo farmaco per quanto riguarda la prevenzione dall’infezione.
Lo stesso farmaco è stato pensato e progettato per essere assunto tramite un’iniezione autosomministrata.[1]
Gli esperimenti si sono svolti su alcuni macachi che ricevevano 50 mg di questo farmaco per kilogrammo di peso ogni due settimane. Gli animali venivano completamente protetti dalla forma scimmiesca dell’HIV. Due degli animali che ricevevano una dose più bassa, di 10 mg per kilogrammo a settimana, rimanevano invece infettati così come tutti gli animali del gruppo di controllo, ossia quelli che non ricevevano affatto il farmaco.[1]
Entro il prossimo anno dovrebbe partire una prima sperimentazione clinica degli esseri umani e su questi ultimi le dosi sarebbero molto probabilmente inferiori a quelle per i macachi in quanto questi ultimi hanno un quantitativo di proteina superficiale CCR5 più alto rispetto a quello degli esseri umani.[1]
Note e approfondimenti
- Monoclonal antibody prevents HIV infection in monkeys, study finds | OHSU News (IA)
- Antibody-based CCR5 blockade protects Macaques from mucosal SHIV transmission | Nature Communications (IA) (DOI: 10.1038/s41467-021-23697-6)
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