
I lobi temporali dell’homo erectus erano più piccoli di quelli degli esseri umani odierni secondo uno studio condotto dal paleoneurologo Emiliano Bruner del Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (CENIEH) insieme ai colleghi Alannah Pearson dell’Università Nazionale Australiana e P. David Polly dell’Università dell’indiana.
Nello studio che il ricercatore ha pubblicato su Quaternary International il ricercatore spiega come anatomicamente e proporzionalmente c’erano delle differenze per quanto riguarda l’anatomia dei lobi temporali, un’area del cervello effettivamente mai studiata a fondo per quanto riguarda le altre specie umane.
Questo perché gli stessi lobi temporali sono collocati in una regione molto delicata del cranio conosciuta anche come fossa cranica media. Nei fossili di ominidi e specie umane che ci sono giunte fino ad oggi, raramente si sono conservate tracce di queste aree della testa.
I lobi temporali sono zone del cervello che hanno un ruolo in molte funzioni cognitive tra cui le emozioni, la memoria e l’udito. Inoltre sono aree del cervello collegate con il linguaggio e le relazioni sociali. Ne consegue che un cambiamento nelle dimensioni di queste importanti aree cerebrali possono avere un’influenza importante su queste funzioni cognitive e sociali.
Per questo nuovo studio il ricercatore ha analizzato tre resti fossili di crani appartenuti a Homo erectus e Homo ergaster. Ha confrontato poi questi dati con quelli della stessa area del cranio di 51 umani moderni. Sia l’erectus che l’ergaster mostrano lobi temporali proporzionalmente più contenuti nelle dimensioni. Inoltre i ricercatori scoprivano che lo stesso Homo erectus mostrava dei lobi temporali più grandi dell’ominide africano, l’Homo ergaster.
Tuttavia “la scarsa documentazione fossile non ci permette di dire se ciò sia dovuto al caso o ad una differenza paleoneurologica tra le due specie”, spiega il ricercatore nel comunicato stampa.
Approfondimenti
- Temporal lobe evolution in Javanese Homo erectus and African Homo ergaster: Inferences from the cranial base – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.quaint.2020.07.048)
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