In una nota pubblicata sul sito della stessa società, Honeywell dichiara di aver costruito il più potente e grande computer quantistico mai realizzato, un annuncio che arriva in un periodo in cui c’è un certo scetticismo verso dichiarazioni del genere anche perché al momento non si è ben capito come dimostrare quando un computer quantistico e più potente di un altro e soprattutto quando è più potente di un supercomputer normale.
In ogni caso Honeywell annuncia di aver utilizzato una particolare metrica, creata da IBM, per misurare le capacità del suo computer, una metrica che si basa sul cosiddetto “volume quantistico”. Quest’ultimo tiene conto del numero di bit quantici (qubit), ma anche di altre caratteristiche come il loro tasso di errore e il tempo che lo stesso sistema impiega per eseguire un calcolo prima che gli stessi qubit interrompano la loro funzione. A queste si aggiungono altre proprietà considerate molto importanti nel calcolo quantistico.
Secondo Tony Uttley, presidente di Honeywell Quantum Solutions, questo nuovo computer quantistico ha un volume quantistico di 64, un risultato che lo opporrebbe sul trono di computer quantistici più potenti attualmente, due volte più potente di quello che diventerebbe il secondo computer quantistico più potente, un modello IBM.
Questo nuovo approccio, dunque, non si baserebbe più sulla mera quantità dei qubit ma anche sul loro livello qualitativo, in particolare sulla loro percentuale di errore. Solo considerando queste altre caratteristiche si può capire la vera potenza di un computer quantistico, come lascia intendere lo stesso Uttley.
I possibili utilizzi? I primi utilizzi concreti di i supercomputer quantistici avverranno, secondo Uttley, quando arriverà il giorno in cui anche più potenti supercomputer non potranno fare determinati calcoli perché troppo complessi. A quel punto interverranno i computer quantistici con il loro approccio diverso che permetterà di eseguire calcoli ben più complessi di quelli che possono eseguire i supercomputer “classici”.
Un esempio potrebbe essere calcolare il miglior percorso che un robot può fare in un centro di distribuzione onde migliorare la velocità di selezione dei prodotti e degli ordini imballaggio. Paradossalmente, si tratta di un calcolo che anche i più potenti supercomputer ad oggi non possono fare ed è proprio per questo che nei centri di smistamento distribuzione ci sono ancora tanti esseri umani in giro ad affiancare i robot.