Un team di ricercatori guidato dalla micologa Anuradha Chowdhary, Università di Delhi, ha esaminato le superfici di 84 frutti per cercare la presenza del fungo patogeno lievitiforme Candida auris, noto perché si diffonde molto facilmente nelle strutture sanitarie ed ospedaliere. I ricercatori si sono concentrati soprattutto sulle mele ed hanno acquisito risultati molto interessanti.
Come riferisce il comunicato dell’American Society for Microbiology,[1] i ricercatori hanno trovato ceppi resistenti ai farmaci di Candida auris sulla superficie di 8 mele su un totale di 62 analizzate (il 13%), tutte raccolte in aree dell’India settentrionale.
Dopo aver effettuato il sequenziamento genomico, hanno identificato 16 colonie distinte e tutti i ceppi risultavano geneticamente diversi.
Le mele in questione erano 5 della varietà “Red Delicious” e 3 “Royal Gala”. Alcuni dei ceppi sono stati trovati anche su mele confezionate e, come riferisce il comunicato, nessuno dei frutti appena raccolti presentava il patogeno sulla superficie: tutte e otto le mele che presentavano il fungo sulla superficie erano state conservate nei magazzini prima dell’acquisto.[1]
I ricercatori suggeriscono che la presenza di questo fungo patogeno sulla superficie dei frutti rappresenti una “minaccia globale “. Il motivo della presenza del Candida auris sulla superficie delle mele si può spiegare, secondo i ricercatori, con il fatto che questi frutti spesso vengono trattati con un particolare fungicida in modo che se ne possa prevenire il deterioramento. In questo modo si può preservare la freschezza ma questo metodo rivela un’arma a doppio taglio.[1]
Le mele possono diventare un vettore di trasporto per funghi patogeni multiresistenti. Secondo i ricercatori i fungicidi che si usano in agricoltura possono essere un vantaggio per questo tipo di patogeno in quanto possono favorirne la selezione naturale. I funghi patogeni, quindi, possono diventare sempre più resistenti ai farmaci e agli antibiotici.[1] I ricercatori hanno pubblicato il proprio studio sulla rivista mBio.[2]