
Un nuovo metodo per attaccare molto più efficientemente l’idrogel, una sostanza di natura gelatinosa che per certi versi è molto simile a diverse sostanze, come la cartilagine, contenute nel nostro corpo, ai materiali polimerici è stato creato da un team di ricercatori dell’Università di Sydney.
Nel loro studio, pubblicato su Advanced Functional Materials, i ricercatori parlano di una soluzione che potrebbe rendere migliore l’interazione dello stesso idrogel con il tessuto circostante nei dispositivi fabbricati con questo materiale.
Ad esempio per quanto riguarda un’anca artificiale oppure un tessuto ingegnerizzato in laboratorio, questi materiali devono legarsi ed interagire con i tessuti circostanti, ad esempio le cellule viventi, per funzionare.
Se ciò non accade, l’impianto non ottiene suo scopo e, nei casi peggiori, può essere anche respinto dal corpo stesso.
In questo caso, combinando in maniera molto più efficiente l’idrogel con polimeri quali quelli di teflon e polistirene, si abbassa il rischio di situazioni del genere.
Gli idrogel, infatti, tendono a non attaccarsi molto facilmente ai solidi e proprio per questo sono molto difficili da lavorare e da strutturare perché ritenuti instabili nonostante la loro forte somiglianza, sia a livello funzionale che a livello strutturale, con i tessuti molli del corpo umano, una cosa davvero interessante e potenzialmente utile, come spiega Rashi Walia, studentessa di dottorato in ingegneria biomedica ed una delle autrici dello studio.
I ricercatori intendono sviluppare ancora di più questa tecnologia per combinare ancora meglio l’idrogel con i materiali solidi, anche quelli non polimerici, come ceramiche e metalli.
Approfondimenti
- Hydrogel−Solid Hybrid Materials for Biomedical Applications Enabled by Surface‐Embedded Radicals – Walia – – Advanced Functional Materials – Wiley Online Library (IA) (DOI: 10.1002/adfm.202004599)
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