Carolyn McGettigan, neuroscienziata cognitiva dell’Università di Londra, ha ripreso un vecchio percorso di studi, dopo una prima ricerca del 2013, che ha analizzato un nuovo gruppo di partecipanti grazie ai quali si è potuta validare la teoria secondo cui il cervello, in maniera del tutto autonoma e semi inconsciamente, riesce a decifrare una risata falsa distinguendola da una risata sincera.
Secondo la ricerca, l’attività che si sviluppa nella corteccia prefrontale mediale del cervello è correlata fortemente con la genuinità delle risate.
Si tratta di una conseguenza dell’azione evolutiva: più si è in grado di rilevare la sincerità della persona che ci si trova di fronte e più si è in grado di decifrare se quest’ultima stia autenticamente provando un’emozione, minori possibilità si hanno di essere ingannati.
Secondo i risultati, più le risate si dimostravano energiche ed autentiche, più speciali aree del cervello dell’ascoltatore venivano impegnate.
Anche un altro studioso, Greg Bryant, scienziato cognitivo dell’Università della California, Los Angeles, impegnato nello stesso tipo di ricerca ma che non compare nello studio della dottoressa McGettigan, dichiara che questi risultati corroborano le sue teorie e sono coerenti anche con la sua ricerca.
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