
È avvenuto nel corso delle ultime ore un vero e proprio crollo verticale del valore del Bitcoin che è sceso fino a toccare 42.500 $ (poco più di 37.638 €) per poi assestarsi, alle 00.50, intorno ai 43.500 $ (circa 38.500 €)
Il crollo è avvenuto dopo la pubblicazione dei verbali della riunione della Federal Reserve avvenuta a dicembre. I verbali rivelano che durante la riunione è stato esposto un disagio crescente per quanto riguarda l’inflazione negli Stati Uniti e il pericolo relativo alla possibilità che i tassi di interesse possano iniziare a salire già nel mese di marzo.
Fluttuazioni del bitcoin
Dopo la pubblicazione dei verbali, la criptomoneta è scesa di più del 4% assestandosi prima intorno ai 44.200 dollari in pochi minuti (da circa 46.000), cosa che ha innescato un crollo verticale fino al punto in cui la stessa moneta è entrata nel range dei 42000 $, un range che non toccava da settembre e che comunque era stato prontamente recuperato dopo pochi giorni.
La riunione della Fed
La riunione della Fed è avvenuta tra il 14 e il 15 dicembre. Il contenuto spiega che i vertici potrebbero cominciare a ridurre il bilancio di 8,8 trilioni di dollari “relativamente presto” e comunque sempre dopo aver aumentato il tasso di riferimento.
Il crollo di Bitcoin di queste ore è tra l’altro collegabile anche con un calo delle azioni tecnologiche tanto che il Nasdaq Composite è sceso del 2,7% mentre l’S&P 500 è sceso dell’1,4%.
Reazioni delle altre criptomoneta
E, come accade quasi sempre quando Bitcoin crolla in questo modo, si sono svalutate quasi tutte le altre criptomonete. L’Ether, per esempio, è sceso del 4,6% arrivando ai 3.640 $ mentre Solana è sceso del 6,3% arrivando ai 158 $. Anche Cardano e Terra hanno mostrato consistenti cali.
Proteste in Kazakistan
Da sottolineare anche le proteste che stanno avvenendo in Kazakistan, un paese che nel corso delle ultime settimane è diventato la “miniera d’oro” delle criptovalute. Il Kazakistan è un paese che ha un livello di ricchezza di idrocarburi rilevante e quindi è diventato subito la meta preferita di tutti i “minatori” e società di criptomining attirate dai prezzi abbastanza bassi dell’energia nel paese.
Nel corso di poche settimane il Kazakistan è diventato il secondo paese al mondo per l’estrazione di criptovalute. Ciò ha portato però anche ad una crisi dell’approvvigionamento della stessa elettricità e alle proteste che si sono intensificate in queste ore.