
diTra le varie forme di vita estremofile che ci sono sulla Terra è interessante citare anche quelle che vivono negli ambienti acquatici collocati nei deserti. Si tratta di condizioni ambientali tipiche dell’entroterra australiano. E provengono proprio da istituti australiani gli scienziati che hanno effettuato un nuovo studio per capire come alcune di queste forme di vita si evolvono e riescono a resistere in ambienti così estremi e secchi.
Melanotaenia splendida tatei
I ricercatori si sono concentrati sul Melanotaenia splendida tatei, un pesce arcobaleno presente nei fiumi dell’entroterra dell’Australia settentrionale.
Hanno scoperto che le popolazioni di questo pesce che vivono nei fiumi presenti nelle zone più isolate del deserto interno australiano sono più contenute nelle dimensioni. Tuttavia i membri di queste popolazioni sono anche caratterizzati da una capacità più grande di adattarsi.
Concetto interessante
È un concetto interessante, come spiega Luciano Beheregaray, ricercatore nella Dipartimento di Ecologia, Evoluzione e Ambiente della Flinders University, uno degli autori dello studio. Tradizionalmente, infatti, si pensa che le popolazioni piccole di una determinata specie rappresentino un vicolo evolutivo cieco. Quello che ha scoperto in questo studio, invece, è che la vita trova sempre comunque un modo per sopravvivere, generazione dopo generazione, anche con popolazioni contenute in ambienti molto difficili.
Come fa questo pesce a non estinguersi?
Di solito sopravvivere in ambienti difficili richiede un grande pool genetico, e quindi popolazioni relativamente grandi. Non sembra essere il caso dei Melanotaenia splendida tatei. Dunque come fa questo pesce a non estinguersi con popolazioni così piccole?
Come spiega Catherine Attard ricercatrice del Molecular Ecology Lab della Flinders e autrice principale dello studio, piccoli pool genetici possono causare consanguineità e quindi problemi di salute, il primo viatico per l’estinzione. I pesci che si trovano negli isolati corpi d’acqua nell’entroterra desertico dell’Australia, invece, sembrano sopravvivere relativamente senza problemi riproducendosi generazione dopo generazione.
Sfruttano i rari eventi di inondazione
Sembrano sfruttare, infatti, rari eventi di inondazione. Lo fanno anche tramite dei geni che si sono adattati all’aridità: durante le temporanee alluvioni che possono capitare nell’entroterra australiano questi pesci subito si disperdono nei corsi d’acqua temporanei che si creano e si diramano da quelli principali in cui vivono per poi prepararsi al successivo periodo secco.
“I risultati del nostro studio suggeriscono che gli adattamenti e la persistenza della diversità genetica possono aver luogo anche in piccole popolazioni, purché si verifichi la connettività naturale durante le inondazioni”, spiega Beheregaray.