
Il Nancy Grace Roman Space Telescope, un telescopio spaziale che verrà collocato in orbita intorno alla Terra e che dovrebbe essere lanciato nel corso di prossimi anni, individuerà, tramite la tecnica di microlensing gravitazionale, non solo gli esopianeti ma anche buchi neri “unici”, come li definisce un comunicato di Universe Today.[1]
Il telescopio spaziale Roman, infatti, riuscirà ad individuare buchi neri solitari, ossia piccoli buchi neri, con una massa equivalente a 10 volte quella del Sole, che di solito si formano quando una stella “muore”. Nella fase finale della sua vita, infatti, una stella può esplodere in una supernova oppure collassare su sé stessa. In questo secondo caso si forma un piccolo buco nero. Qualora, poi, il buco nero non sia circondato da materia, non si forma un disco intorno ad esso e tendenzialmente diventa del tutto invisibile.
Proprio per questo questi buchi neri di massa stellare sono difficili da individuare e finora ne sono stati scoperti solo 20 e solo perché si trovavano vicino ad un altro oggetto astronomico nei confronti del quale imprimevano la propria attrazione gravitazionale.
Il telescopio spaziale Roman, invece, userà la tecnica del lensing gravitazionale, detto anche “microlensing”. Si tratta di un metodo che sfrutta il fatto che anche la luce viene attratta gravitazionalmente e quindi, quando questo accade, viene a formarsi una sorta di “lente” che ingrandisce gli oggetti posti sullo sfondo. In questo caso, quando a metà strada si trova un buco nero, è possibile individuarlo provo tramite la curvatura della luce. Si tratta di disturbi della luce abbastanza leggeri e quindi il telescopio dovrà osservare centinaia di milioni di stelle per tempi abbastanza lunghi. Mai dati che fornirà saranno importantissimi per capire effettivamente quanti buchi neri “solitari” ci sono nella nostra galassia.
Note e approfondimenti
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