Immagina un mondo di sensori indossabili che non richiedono ricarica e raccolgono dati 24 ore su 24

I nuovi sensori indossabili possono essere stampati in 3D e personalizzati per ogni utente (credito: Gutruf Lab / University of Arizona)

Il settore dei dispositivi indossabili sta compiendo balzi enormi e sono tantissime le ricerche che riportano nuovi progressi nel campo. In diversi casi, però, il problema rimane sempre lo stesso: la batteria e la sua ricarica. Per ovviare al problema sono diversi i team nel mondo che stanno cercando di creare dispositivi, in particolare biosensori (che di solito abbisognano di meno energia), che non richiedano una ricarica.

“Vantaggi senza precedenti”

Un team di ricercatori del Gutruf Lab dell’Università dell’Arizona ha sviluppato una nuova tipologia di dispositivo indossabile, da loro denominato “dispositivo biosimbiotico” , che, secondo il comunicato emesso dallo stesso laboratorio, è caratterizzato da “vantaggi senza precedenti”.
Stampati in 3D ed estremamente personalizzabili, questi sensori funzionano tramite una combinazione di trasferimento di energia wireless e accumulazione compatta di energia.

Può funzionare 24 ore su 24

Secondo Philipp Gutruf, professore di ingegneria biomedica a capo del team che sta sviluppando la nuova tecnologia, spiega che non esiste niente di simile: il dispositivo indossabile, con il sistema creato dai ricercatori del team, può funzionare 24 ore su 24 e l’utente non deve mai preoccuparsi di una ricarica.
I dispositivi si rivelerebbero sostanzialmente dei biosensori che possono avvolgere o essere attaccati su varie parti del corpo. L’esempio più comune è quello di un dispositivo che si mette intorno al polso, molto leggero, traspirante e praticamente impercettibile, a detta dei ricercatori.

Possono misurare vari parametri biologici

Questi sensori possono misurare vari parametri biologici. Ad esempio un sensore per posizionare la temperatura corporea potrebbe essere posto sotto l’ascella mentre per misurare i risultati dell’esercizio fisico sul bicipite se ne può posizionare uno sul muscolo. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli come lascia intendere Tucker Stuart, studente di dottorato in ingegneria biomedica e primo autore dello studio pubblicato su Science Advances.[1]

Dispositivi “biosimbiotici”

I dispositivi, infatti, sono “biosimbiotici” : essendo stampati in 3D si adattano perfettamente alle misure corporee dell’utente che li indossa. Si ricaricano tramite un sistema wireless che ha una portata di diversi metri. Come sorta di “batteria” i sensori si servono di una piccola unità di accumulo di energia. In questo modo il sensore funziona anche se ci si sposta dalla portata del dispositivo di ricarica e quindi anche fuori di casa.
In generale sono dispositivi indossabili pensati affinché l’utente non debba compiere alcuna interazione, anzi dimentichi pure di indossarli. Una volta attaccati al corpo, continuerebbero a raccogliere dati 24 ore su 24.

Note e approfondimenti

  1. Biosymbiotic, personalized, and digitally manufactured wireless devices for indefinite collection of high-fidelity biosignals (IA) (DOI: 10.1126/sciadv.abj3269 )

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