Gli interventi governativi o comunque portati avanti da parte delle autorità per il rispetto del distanziamento fisico, compresa la chiusura di istituti quali scuole, luoghi di lavoro e gli interventi sui trasporti pubblici, riducono effettivamente l’incidenza del virus della COVID-19 secondo uno studio realizzato da Nazrul Islam, ricercatore dell’Università di Oxford, insieme ai suoi colleghi.
Il ricercatore ha analizzato i dati provenienti da 149 paesi per esaminare il collegamento tra il distanziamento fisico e la diffusione del virus SARS-CoV-2 certificando l’esistenza di una riduzione dell’incidenza del virus.
Inoltre un’implementazione non ritardata dei cosiddetti “blocchi” o delle varie tipologie di limitazioni era collegata ad una maggiore riduzione dell’incidenza della diffusione del virus rispetto ad una implementazione ritardata, come è avvenuto in vari paesi del mondo che all’inizio della pandemia hanno tentennato e sono apparsi piuttosto indecisi nell’imposizione delle limitazioni alla popolazione.
I ricercatori si sono concentrati in particolare su cinque tipologie di intervento per favorire il distanziamento fisico: la chiusura delle scuole, la chiusura dei luoghi di lavoro, la limitazione o gli interventi sui trasporti pubblici, le restrizioni sui raduni di massa e sugli eventi pubblici e le restrizioni ai movimenti delle persone (lockdown).
“In media, l’implementazione di qualsiasi intervento di distanziamento fisico è stata associata ad una riduzione complessiva dell’incidenza di covid-19 del 13%”, spiegano i ricercatori nell’abstract dello studio.
I ricercatori inoltre hanno notato che quando erano in atto contemporaneamente tutti gli altri quattro interventi di distanziamento fisico, quello relativo alla chiusura o alla riduzione del trasporto pubblico non veniva collegato ad alcuna riduzione ulteriore dell’incidenza della pandemia.