
L’anedonia, l’impossibilità di provare piacere, può essere considerata come una caratteristica chiave nella demenza ad esordio precoce secondo un nuovo studio redatto da ricercatori dell’università di Sydney. I ricercatori hanno notato una degenerazione marcata, un’atrofia, nelle zone frontali e striatali, zone collegate ad una ricerca di ricompensa ridotto, in pazienti con demenza frontotemporale.
Si tratta del primo studio, come riferisce il comunicato pubblicato sul sito dell’Università di Sydney,[1] che mostra il collegamento tra l’anedonia profonda nelle persone con demenza ad esordio precoce.
L’anedonia è una condizione che è comune anche nei soggetti depressi, in quelli con disturbo bipolare e in quelli con disturbo ossessivo-compulsivo. Questa condizione può essere particolarmente invalidante.
In questo caso i ricercatori hanno analizzato vari pazienti con demenza ad esordio precoce, ossia la demenza che colpisce i soggetti tra i 40 e i 65 anni. I ricercatori notavano un effettivo e marcato calo della capacità di provare piacere in questi soggetti a differenza dei soggetti con la malattia di Alzheimer, nei quali non era rilevabile un livello di anedonia clinicamente significativo.
Secondo Muireann Irish, professore del Brain and Mind Center e della School of Psychology dell’Università di Sydney, autore senior dello studio, nessuna ricerca in precedenza aveva esplorato i collegamenti tra la capacità di provare piacere e la demenza ad esordio precoce. “Gran parte dell’esperienza umana è motivata dalla spinta a provare piacere, ma spesso diamo per scontata questa capacità”, spiega il ricercatore. “Ma considera come potrebbe essere perdere la capacità di godere dei semplici piaceri della vita – questo ha forti implicazioni per il benessere delle persone affette da questi disturbi neurodegenerativi”.[1]
lo studio è stato pubblicato su Brain.[2]