
Il forte caldo in Alaska continua tanto che gli stessi turisti e visitatori fanno il bagno su spiagge improvvisate lungo le coste, come mostra un articolo del Guardian, rendendo il tutto ancora più surreale.
È in particolare la zona di Anchorage che sta subendo le conseguenze peggiori di questa ondata di calore: la media giornaliera di giugno è stata tra le più alte mai registrate con una temperatura media di 26°, un dato non da poco considerando che la temperatura media di questo mese in quest’area è di poco meno di 20° centigradi.
Le temperature entro oggi dovrebbero salire ancora, secondo i meteorologi, fino a 32° nell’area di Fairbanks e Anchorage e i termometri non dovrebbero spostarsi di molto per tutto il fine settimana.
Questo significa che entro la fine di questa settimana nuovi record potrebbero essere registrati per quanto riguarda diverse aree dell’Alaska.
Le ondate di calore in questo stato del Nord America, infatti, hanno una sorta di effetto a cascata: con l’aumentare delle temperature, si surriscaldano le coste e l’acqua e ciò a sua volta favorisce ancor di più l’aumento del caldo.
Il riscaldamento dell’Alaska è in parte dovuto anche al riscaldamento dell’Artico, la cui area si sta riscaldando più velocemente delle altre zone del pianeta, e dello scioglimento dei ghiacci che hanno da sempre contribuito a tenere fredda questa regione.
Le stesse temperature dell’oceano, secondo il climatologo dell’Università dell’Alaska Rick Thoman, stanno aumentando ad un ritmo mai visto prima con una temperatura media che al momento è superiore di ben 5° rispetto alle medie dal 1981 al 2010.
The northern Bering & southern Chukchi Seas are baking. Large areas away from land with ocean surface temperatures more than 5C (9F) above the 1981-2010 average. Impacts to the climate system, food web, communities and commerce. #akwx #ClimateCrisis @Climatologist49 @amy_holman pic.twitter.com/HkrHpZGs8g
— Rick Thoman (@AlaskaWx) 24 giugno 2019
Tra le conseguenze peggiori vi sono gli incendi: nella sola scorsa settimana sono andati distrutti circa 250.000 ettari in Alaska.