
Si chiamano “deadbot” e sono chatbot basati sui sistemi di apprendimento automatico che permettono agli utenti di simulare una conversazione con una persona defunta, come spiega un nuovo articolo su The Conversation a firma di Sara Suárez-Gonzalo ricercatrice dell’Universitat Oberta de Catalunya.
Project December
I deadbot sono stati oggetto di uno studio da parte della ricercatrice che si è concentrata in particolare sul sito web chiamato Project December. Il sito è stato creato da un uomo di 33 anni che aveva già creato un nuovo chatbot onde simulare la conversazione con la sua fidanzata morta, Jessica. Il sito permetteva di creare dei chatbot con il tipo di personalità desiderata. L’intero progetto era basato su un’API del modello di linguaggio GPT-3, un algoritmo a sua volta sviluppato dalla società di ricerca sull’intelligenza artificiale OpenAI. Il progetto è stato chiuso a dicembre perché le linee guida di GPT-3 vietano l’utilizzo in ambito amoroso o sentimentale.
Sviluppare un deadbot non è come sviluppare un semplice chatbot
Come spiega la ricercatrice sviluppare un deadbot non è come sviluppare un semplice chatbot, come quelli che a volte vediamo quando entriamo in un sito web e veniamo accolti dall’apertura di una chat automatica. Creare un deadbot vuol dire replicare la personalità di una persona che è veramente esistita e proprio per questo necessita di molte informazioni personali sul soggetto, qualcosa che potrebbe far discutere in termini di privacy e in genere di eticità.
La Suárez-Gonzalo si chiede se sia giusto usare i dati di una persona per creare un software basato su di essi. D’altronde è discutibile già usare i dati di persone vive, perché non dovrebbe essere lo stesso per le persone morte alle quali, per forza di cose, non si può chiedere il consenso?
Un giorno probabilmente dovremo affrontare queste questioni etiche
Per ora si tratta di questioni forse ancora “fumose” o comunque ritenute non fondamentali. Il punto è, però, che gli avanzamenti tecnologici in termini di naturalezza del linguaggio artificiale e in generale nel campo dell’intelligenza artificiale sembrano sempre più importanti. Potrebbe arrivare il giorno in cui un agente basato su un algoritmo iperavanzato potrebbe effettivamente replicare perfettamente la personalità o finanche la coscienza di una persona che non esiste più. A quel punto le questioni etiche dovrebbero essere effettivamente affrontate.