
Uno strano comportamento in varie specie di pesci nei confronti degli squali è stato individuato da un team di ricerca dell’Università di Miami in relazione ad un progetto di studio portato avanti dalla Rosenstiel School of Marine and Atmospheric Science. I ricercatori hanno scoperto che i pesci analizzati erano soliti sfregarsi contro la superficie del corpo di varie specie di squali, anche dei temibili squali bianchi. Tra i pesci individuati ed osservati mentre attuavano questo strano comportamento, avvicinandosi e toccando pericolosamente potenziali predatori, c’erano anche squali seta (Carcharhinus falciformis) che sfregavano il loro corpo sulla testa di uno squalo balena.
Comportamento molto diffuso
E si tratterebbe anche di un comportamento molto diffuso: secondo i ricercatori è un atteggiamento pervasivo, messo in atto molto più frequentemente rispetto a quanto accertato da altri studi.
In questo caso i ricercatori hanno usato i dati raccolti tramite video e fotosubacquee, filmati girati da bruni e testimonianze dirette. Con questi dati hanno individuato 47 casi di pesci vari che sfregavano il loro corpo contro il corpo degli squali.
Caratteristiche dello sfregamento
Il comportamento è stato individuato in 13 località in varie parti del mondo. Lo sfregamento aveva durate differenti che andavano da otto secondi a più di cinque minuti. Anche il numero di pesci che effettuavano questo comportamento contemporaneamente poteva essere variabile e vedere anche 100 individui di una stessa specie eseguirlo allo stesso tempo.
Sfregamento in precedenza analizzato su oggetti inanimati
Lacey Williams, una delle ricercatrici impegnate nel progetto che ha lavorato insieme alla collega Alexandra Anstett, spiega che lo sfregamento dei pesci è un comportamento ben documentato anche se perlopiù era stato analizzato lo sfregamento tra i pesci e oggetti inanimati come il fondo del mare, la sabbia o substrati rocciosi. Questo studio conferma, invece, un comportamento di sfregamento corporeo ancora più strano, l’unico in cui una possibile preda cerca attivamente il proprio predatore, anche molto più grande di lui, e struscia il suo corpo su quello dell’altro.
Possibile spiegazione
Ma perché proprio gli squali? Secondo Neil Hammerschlag, professore alla UM Rosenstiel School ed altro autore dello studio, ha una teoria: la pelle degli squali è notoriamente ricoperta da piccolissime scaglie le quali fanno sì che la stessa pelle sia molto ruvida, simile ad una cartavetrata. I pesci più piccoli, sfregando il proprio corpo contro questa superficie molto rugosa, forse tentano, evidentemente con successo, di rimuovere eventuali parassiti ectosimbionti presenti sulla propria pelle.
Atteggiamento presente anche in altri animali
In effetti in natura esistono diversi casi, alcuni anche molto strani, di specie che usano metodi particolari per liberarsi dagli ectoparassiti, spesso irritanti per la pelle. Diversi di questi comportamenti vedono gli animali sfregare il proprio corpo, spesso curvandolo, contro una superficie ruvida. In questo caso, però, la superficie ruvida è quella di un potenziale, temibile predatore.
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Note e approfondimenti
- Sharks as exfoliators: widespread chafing between marine organisms suggests an unexplored ecological role – Williams – – Ecology – Wiley Online Library (IA) (DOI: 10.1002/ecy.3570)