Indiani d’America più soggetti a battito irregolare e a fibrillazione atriale secondo studio

Gli indiani in America sarebbero più soggetti ad un battito cardiaco irregolare oppure a casi di fibrillazione atriale (AFib) secondo un nuovo studio apparso sulla rivista Circulation edita dalla American Heart Association.
Secondo quanto dichiarato nel comunicato stampa, attualmente la fibrillazione atriale riguarda più di 2,7 milioni di persone negli Stati Uniti. Questa patologia, che si presenta sotto forma di un battito cardiaco irregolare ma che a volte non presenta sintomi molto evidenti, può aumentare i rischi di ictus nonché di altre malattie legate alla sistema cardiovascolare.

Per arrivare alla conclusione i ricercatori hanno esaminato i dati di 300.000 nuove persone affette da fibrillazione atriale provenienti dalla California e seguiti per una media di 7,5 anni. Alla fine hanno scoperto che gli indiani d’America erano più soggetti a questa patologia con una media di 7,5 casi ogni 1000 persone mentre la media degli altri gruppi razziali o etnici era di 6,9 casi ogni 1000 persone.
La frequenza più alta tra i nativi americani restava anche dopo aver considerato altri fattori come reddito, sesso, età o altre patologie.

“Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che gli indiani d’America avevano un rischio più elevato di fibrillazione atriale rispetto a qualsiasi altro gruppo razziale ed etnico”, dichiara Gregory M. Marcus, professore dell’un Università della California a San Francisco ed esperto di fibrillazione atriale nonché uno degli autori dello studio. “Comprendere i meccanismi e i fattori con cui gli indiani d’America vivono questo rischio più elevato può aiutare gli investigatori a comprendere meglio le cause fondamentali della fibrillazione atriale che si rivelano utili a tutti i soggetti a rischio di AFib, indipendentemente dalla loro razza o etnia”.

Si tratta di uno studio con diverse limitazioni come riferito nello stesso comunicato stampa. Innanzitutto è uno studio osservativo e quindi non può individuare una causa diretta e poi l’origine etnica e l’inclusione nella categoria dei “nativi” era autoriferita e quindi la stessa inclusione potrebbe essere soggetta ad imprecisioni.

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