
Un interessante studio sociologico riguardante le difficoltà che le persone possono incorrere durante l’infanzia è stato condotto da un team di ricercatori che hanno pubblicato i risultati su Lancet Regional Health – Americas. I ricercatori dei National Institutes of Health americani confermano che la povertà e in generale le difficoltà nel corso dell’infanzia possono essere collegate a tassi di morte prematura durante l’età adulta più alti.[1]
I dati sono stati raccolti dal 1979 al 2016 e riguardano persone seguite dal 1959 al 1966, fino all’età di sette anni. Tra gli oltre 46.000 partecipanti allo studio si sono verificati più di 3300 decessi e, dato che tra i dati c’erano anche le risposte a vari questionari posti alle madri degli stessi partecipanti, i ricercatori hanno potuto controllare l’esistenza di eventuali collegamenti tra la condizione durante l’infanzia e le morti premature.
I ricercatori scoprivano che il rischio di morte prematura aumentava con l’aumentare del numero delle esperienze infantili avverse. Nello specifico scoprivano che i bambini sottoposti a condizioni come durezza o negligenza dei genitori, instabilità familiare, povertà/alloggi affollati e separazione dei genitori mostravano un rischio di morte più elevato, un rischio che poteva arrivare fino a 45% se tutte queste quattro condizioni avverse si verificavano durante l’infanzia.
Secondo Jing Yu, ricercatrice del NICHD e una delle autrici dello studio, spiega che si tratta di esperienze che influenzano anche lo sviluppo del cervello e quindi il benessere emotivo e sociale nonché lo sviluppo comportamentale. Tutti fattori che, come suggeriscono gli stessi risultati conseguiti durante lo studio, vanno poi a ridurre anche l’aspettativa di vita.[1]
Note e approfondimenti
- Risk of premature death in adulthood influenc | EurekAlert!
- Adverse childhood experiences and premature mortality through mid-adulthood: A five-decade prospective study – ScienceDirect (DOI: 10.1016/j.lana.2022.100349)