
Gli infradito rappresentano la calzatura più diffusa al mondo. Si pensi che sono le scarpe più utilizzate dai pescatori e dai contadini un po’ in tutto il mondo e soprattutto in varie aree dell’India e del sud-est asiatico, notoriamente sovrappopolate. Queste calzature, prodotte perlopiù con materiali plastici di tipo poliuretanico, rappresentano dunque una delle principali fonti di inquinamento terrestre dato che, tra l’altro, vengono cambiate molto spesso essendo di natura molto economiche.
Una nuova ricerca della University of California – San Diego ha portato alla creazione di infradito di tipo flip-flop fatti con fonti del tutto rinnovabili, nello specifico con alghe marine. Costituite da una patina flessibile spugnosa e da una cinghia classica, questi infradito entreranno presto in produzione e verranno commercializzati ad un prezzo simbolico di tre dollari al paio, per il momento solo nel campus della UC di San Diego.
Secondo Stephen Mayfield, professore di biologia della UC San Diego che ha diretto la ricerca con Skip Pomeroy, professore di chimica e biochimica, “Anche se il flip-flop sembra un prodotto minore, una cosa usa e getta che tutti indossano, risulta che questa è la calzatura n. 1 al mondo. Queste sono le calzature di un pescatore e di un contadino: questa è la scarpa n. 1 in India, la scarpa n. 1 in Cina e la scarpa n. 1 in Africa e infatti uno dei più grandi inquinanti dell’oceano è il poliuretano dei flip-flop e di altre calzature che sono state lavate o gettate nei fiumi e scorrono nell’oceano”.
Dato che la plastica proviene dal petrolio e che quest’ultimo proviene anche dalle alghe, tutto ciò che si può fare con il petrolio stesso può essere fatto anche con le alghe. Gli scienziati hanno infatti trasformato l’olio delle alghe in poliuretano ma la procedura prevede che i legami di carbonio possano essere poi degradati dai microrganismi e che dunque la calzatura stessa si possa rilevare a tutti gli effetti biodegradabile.
Fonti e approfondimenti
- A Flip Flop Revolution (IA)
- Crediti immagine: Erik Jepsen/UC San Diego Publications