Ingerire proprie feci congelate in capsule migliora risultati della dieta secondo studio

Molte persone quando si mettono dieta effettivamente dimagriscono ma dopo un periodo che può andare dai quattro ai sei mesi attraverso la cosiddetta “fase del plateau” e cominciano a riguadagnare peso nonostante non abbiano smesso di stare a dieta. Una sperimentazione clinica durata 14 mesi e realizzata da ricercatori dell’Università Ben Gurion del Negev, Israele, mostra che consumare capsule di microbioma fecale congelate prelevato dalle proprie feci nel corso della dieta può limitare gli effetti di questa fase particolare di riguadagno del peso. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Gastroenterology.

I ricercatori hanno svolto esperimenti su soggetti provenienti da Israele con obesità addominale oppure con colesterolo alto (dislipidemia). I soggetti venivano divisi in tre gruppi: uno che doveva portare avanti una dieta sana, l’altro una dieta mediterranea e l’altro una dieta verde-mediterranea. Durante la dieta, nella fase in cui perdevano ancora peso, i 90 partecipanti hanno fornito un campione fecale poi trasformato in capsule congelate, inodori ed opache.
Dopo sei mesi dall’inizio della dieta i soggetti da cui era stato prelevato il microbioma fecale dovevano poi assumere queste capsule contenenti il proprio microbioma fecale (tecnicamente si parla di “trapianto di microbiota fecale autologo” o autologous fecal microbiota transplantation, aFMT) oppure delle sostanze placebo ed hanno continuato in questo modo fino al 14º mese.

Alla fine del percorso sperimentale i partecipanti avevano perso 8,3 kg in media dopo sei mesi. I risultati migliori li avevano avuti i soggetti del gruppo della dieta verde-mediterranea basata su una specie di lenticchia d’acqua da assumere in un frullato verde, tè verde e 28 g di noci. I soggetti di questo gruppo recuperavano solo il 17,1% del peso contro il 50% del gruppo placebo.
“La dieta verde-mediterranea ha anche portato alla conservazione dei batteri specifici associati alla perdita di peso e delle vie metaboliche microbiche, principalmente il trasporto del glucosio, a seguito dell’intervento del microbioma, rispetto al gruppo di controllo”, spiega Ehud Rinott, altro autore dello studio.

Secondo Ilan Youngster, dell’Università di Tel Aviv, questi risultati mostrano che conservare una composizione microbica intestinale “ideale “può rivelarsi un metodo utile per ottenere benefici metabolici poi in un secondo momento durante il quale la composizione non è più quella “favorevole” per la perdita di peso: “Usare le feci del paziente dopo l’ottimizzazione è un nuovo concetto che supera molte di queste barriere. È mia convinzione che l’uso del trapianto di microbiota fecale autologo sarà applicabile in futuro anche per altre indicazioni”.

Iris Shai, altra autrice dello studio, parla di una “banca personale del microbioma”, una cosa che potrebbe rivelarsi molto utile per mantenere ad ottimi livelli il proprio peso nel corso della dieta.
Questo perché quando si fa una dieta, dopo un po’di tempo si arriva ad uno “stato cardiometabolico ottimale”, uno stato che, come hanno dimostrato i ricercatori, può essere “riattivato”, almeno in parte, sostanzialmente reimmettendo nell’intestino le feci prelevate quando lo stesso stato metabolico risultava ottimale.

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