
C’è un tipo di inquinamento probabilmente ancora più grave da quello derivante da carbonio secondo uno gruppo costituito da più di 150 importanti scienziati internazionali provenienti dapiù di 70 istituti scientifici che hanno diffuso un comunicato relativo all’inquinamento da azoto, una lettera aperta inviata al segretario delle Nazioni Unite António Guterres.
Questo elemento sta infatti causando moltissimi problemi all’ambiente e dunque alla fauna e agli esseri umani. Gli stessi scienziati, dunque, chiedono ai paesi di “svegliarsi” e di ridurre i rifiuti che contengono azoto e tutti i suoi derivati.
L’azoto, infatti, può essere presente in molte forme, dall’ammoniaca al biossido di azoto per finire con il terribile protossido di azoto, un gas serra 300 volte più potente dell’anidride carbonica. In tutte queste versioni, l’azoto rappresenta una minaccia per la salute dell’uomo e degli animali nonché per la diversità del mondo.
Secondo il rapporto, ad oggi l’80% dell’azoto che gli uomini utilizzano, perlopiù nel contesto dell’agricoltura e dell’allevamento ma anche per il settore dell’energia e per quello industriale nonché quello della depurazione delle acque reflue, rientra nell’ambiente sotto forma inquinante.
Ad esempio nel solo Regno Unito 1,4 milioni di tonnellate di azoto all’anno vengono immesse nell’ambiente e, a livello globale, il totale di azoto che entra nell’ambiente sale a 200 milioni di tonnellate all’anno.
“Se vogliamo contrastare i cambiamenti climatici, l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento delle acque, la perdita di biodiversità, il degrado del suolo e l’esaurimento stratosferico dell’ozono, allora una nuova attenzione all’azoto sarà vitale”, riferiscono gli scienziati nel comunicato.
Secondo Sutton del Centre for Ecology & Hydrology (CEH), Regno Unito, è essenziale sfruttare sempre più una economia circolare soprattutto per quanto riguarda l’azoto per prevenire impatti su larga scala che coinvolgeranno tutto il pianeta.
Approfondimenti
- We must wake up to devastating impact of nitrogen, say scientists | Centre for Ecology & Hydrology (IA)
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