
L’insolita presenza di una estesa massa d’acqua calda lungo la costa statunitense del Pacifico, dalla California fino all’Alaska, minaccia di essere un problema per l’intero ecosistema marino.
L’evento, a cui è già stata affibbiata la denominazione “l’ondata di calore del Pacifico nord-orientale del 2019”, potrebbe provocare danni di portata simile a quelli provocati dalla famosa “macchia” di acqua calda che causò fioriture enormi di alghe lungo la stessa costa provocando problemi enormi a vari animali marini tra il 2014 e il 2015.
Un’ondata di calore marino è definita come tale quando la temperatura superficiale dell’acqua risulta più calda di almeno il 90% rispetto alle misurazioni precedenti per almeno cinque giorni consecutivi.
Attualmente questa ondata di calore marina coinvolge 4 milioni di miglia quadrate di superficie del mare, una zona che assume la forma di un triangolo e che va dall’Alaska alla California lungo la costa fino alle Hawaii inoltrandosi nel mare.
Si tratta del secondo più grande evento di questa categoria mai registrato, da quando gli scienziati hanno iniziato a seguirli nel 1981.
I primi indizi sono stati notati già giugno. Le cause sono da ricercare, secondo gli esperti, in un’area di bassa pressione nell’atmosfera che si trova direttamente sopra l’acqua calda e che porta ad un indebolimento di eventi oceanici. Questi ultimi, essendo più deboli, raffreddano di meno la superficie del mare.
Di solito, come riferisce Nate Mantua sul sito del Los Angeles Times, ricercatrice del Southwest Fisheries Science Center di Santa Cruz, sono eventi che durano solo qualche giorno e non mesi come in questo caso.
Il sospetto è che possano centrare i cambiamenti climatici in corso causati dall’uomo.
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