
Nuovi metodi per capire come aumentare l’efficacia della chirurgia che si mette in atto per la deformità della colonna vertebrale nella parte bassa della schiena sono stati analizzati da un team i ricercatori dell’Hospital for Special Surgery (HSS). I risultati sono stati presentati all’annuale riunione dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons (AAOS). Nello studio vengono descritti i miglioramenti sperimentati da vari pazienti trattati con i nuovi approcci descritti. Lo studio è stato pubblicato sullo Spine Journal.
“Nell’ambiente sanitario odierno, siamo tutti alla ricerca di modi per ridurre i costi e migliorare la qualità delle cure che forniamo”, sfiora spiega Han Jo Kim, chirurgo esperto di interventi sulla colonna vertebrale. “Volevamo vedere quali fattori erano modificabili nella cura di questi pazienti, per aiutarci a ridurre il tempo trascorso in sala operatoria e la durata della degenza dei pazienti e ridurre al minimo i tassi di complicanze”.
Il nuovo percorso di recupero descritto da ricercatori è stato messo in atto su 40 pazienti sin dal febbraio del 2019. I pazienti sono stati sottoposti alla fusione di almeno cinque vertebre tutte situate nell’area inferiore della schiena e l’operazione era avvenuta tramite il nuovo protocollo descritto dello studio.
Le procedure chirurgiche riguardanti le fusioni spinali di cinque o più vertebre sono di solito considerate molto complesse anche se sono relativamente comuni.
Come spiega Kim di solito i pazienti restano in ospedale minimo 7-8 giorni: “Questa procedura ha un alto tasso di complicanze segnalate e un alto tasso di interventi di revisione, riammissioni a 90 giorni e dipendenza da strutture di riabilitazione al momento della dimissione. Per questi motivi, abbiamo pensato che sarebbe stata un’operazione importante da valutare quando abbiamo iniziato a prendere di mira i metodi per migliorare la chirurgia della colonna vertebrale complessa”.
Una delle caratteristiche relative alla nuova procedura descritta nello studio sta nel fatto che il team che ha eseguito l’operazione è lo stesso che poi si prende cura della paziente nei giorni successivi. Nel corso dell’intervento, invece, il team si concentrava sul ridurre ai minimi termini la perdita di sangue e in generale sulla riduzione del tempo trascorso nella sala operatoria.
Se possibile venivano inoltre usati dispositivi chirurgici motorizzati. Gli interventi, infine, venivano seguiti nel corso di quattro fasi che duravano un’ora. Tra le modifiche apportate alla fase successiva all’operazione c’era quella relativa ai farmaci antidolorifici. Inoltre i pazienti venivano stimolati ad alzarsi dal letto già il giorno dell’intervento. Le successive sedute di fisioterapie, inoltre, venivano eseguite più spesso, anche due o tre volte al giorno.
I pazienti trattati con i nuovi metodi vedevano risultati generali migliori. A seguito dell’intervento chirurgico, nessuno dei pazienti, per esempio, finiva nel reparto di terapia intensiva rispetto al 30% dei pazienti trattati con i metodi tradizionali.
“L’HSS è in una posizione unica per eseguire un programma di questo tipo, perché qui tutti si dedicano alla chirurgia e alle cure ortopediche. Ciò ci consente di creare e avviare percorsi ottimizzati”, spiega Kim. “Non tutti gli ospedali hanno le infrastrutture e le risorse per realizzare questo tipo di programma, ma volevamo condividere ciò che abbiamo fatto in modo che altri centri potessero modellarlo. In definitiva, l’obiettivo è migliorare la qualità delle cure che forniamo ai pazienti e diminuire i costi istituendo tali percorsi attraverso più sistemi sanitari nel paese che si prendono cura di pazienti con colonna vertebrale complessa”.