![sovraccarico informazioni cervello](https://i0.wp.com/notiziescientifiche.it/wp-content/uploads/2021/12/sovraccarico-informazioni-cervello.jpg?resize=779%2C438&quality=88&ssl=1)
I sovraccarichi sensoriali avvengono quando il cervello riceve troppe informazioni, ad esempio quando si trova in un ambiente nuovo oppure in situazioni di pericolo. Per le persone che non hanno disturbi dello sviluppo neurologico, questo stato è abbastanza raro, come spiega un articolo di Forbes. La rarità nelle persone senza disturbo neurologico è da ricondurre al fenomeno dell’assuefazione.[1]
Come spiega l’articolo, gli esseri umani, così come molti altri animali, si abituano ad un determinato ambiente e cominciano a filtrare le informazioni ricevute attraverso i sensi, ad esempio gli odori, gli oggetti (attraverso la vista), i rumori, eccetera.
In questo modo il cervello può prestare attenzione alle cose più importanti. Tuttavia non tutte le persone possono contare sull’assuefazione e i motivi non sono ancora ben noti.
Un nuovo studio, pubblicato su PLOS Genetics collega l’ipersensibilità di questi soggetti ad alla carenza di una particolare proteina nel cervello. I ricercatori hanno svolto esperimenti sui moscerini della frutta scoprendo che il trasportatore della colina, una proteina presente nei neuroni, risulta fondamentale per quanto riguarda l’abitudine agli odori.
La colina, che ha una somiglianza con il complesso della vitamina B, influenza tra le altre cose il funzionamento del sistema nervoso e del fegato ma è importante anche per lo sviluppo del cervello. Una quantità sana di colina può essere regolata tramite l’alimentazione.
I ricercatori spiegano che il trasportatore della colina risulta molto importante per agevolare la flessibilità riguardante la transizione da uno stato in cui l’organismo è abituato a uno in cui non è abituato e viceversa. Si tratta di un meccanismo che permette la condizione dell’assuefazione e quindi abbassa il rischio di sovraccarico del cervello causa delle troppe informazioni.
Questi risultati potrebbero portare ad una maggiore comprensione dei disturbi legati all’assuefazione e in generale per comprendere diversi disturbi neurologici, come spiegano gli autori dello studio.