
Si trova oramai oltre i confini conosciuti del sistema solare, in una zona detta “eliopausa”, ed ha appena cominciato ad intercettare il “ronzio” costante del gas interstellare, rumore di fondo costante delle onde di plasma che si trovano tra le stelle. Parliamo di Voyager 1, navicella spaziale della casa lanciata ben 44 anni fa e considerata come l’oggetto costruito dall’uomo più lontano dalla terra.
I vecchi strumenti ancora funzionanti di questa navicella, come descritto in un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy,[2] hanno infatti intercettato un segnale debole, che si propaga su una larghezza di banda con una frequenza molto stretta che, come spiega Stella Koch Ocker, studentessa di dottorato alla Cornell University e una delle autrici dello studio, è molto probabilmente il “persistente ronzio del gas interstellare”.
Si tratta di informazioni importanti perché possono permettere ai ricercatori di capire come il mezzo interstellare, ossia quella materia plasmatica che si trova fra le stelle, interagisce con lo stesso vento solare e come la bolla protettiva, definita “eliosfera” formata dal nostro Sole, viene influenzata e modificata dall’ambiente esterno.
Voyager 1 è entrata nell’eliopausa nell’agosto del 2012 dopo aver viaggiato per 31 anni ma solo ora sono arrivati i segnali di quelle flebili perturbazioni nel gas considerabili come una firma debole ma costante e persistente prodotta dal quasi vuoto dello spazio.
Il mezzo interstellare e infatti “quasi vuoto”: qualcosa c’è e quello che si può trovare in quegli enormi spazi che esistono tra le stelle é come una leggera pioggerellina se paragonata quello che c’è in un sistema stellare. Tuttavia la Ocker ritiene che in realtà in questi spazi che sembrano vuoti c’è un’attività, benché di basso livello, che coinvolge il plasma interstellare e che è più alta di quanto calcolato in precedenza.
Si tratta, come lascia intendere la ricercatrice, di segnali che sono indipendenti dall’attività del nostro Sole e che quindi la stessa navicella intercetterà per sempre, mandandoci i dati continuamente, fino a quando la distanza e l’energia necessaria lo permetteranno, naturalmente.
All’inizio della missione la navicella poteva contare su una velocità di trasmissione di dati di 21 kilobit al secondo; ora, dopo 44 anni, questa velocità si è abbassata circa 160 bit al secondo, circa la metà della velocità di un modem da 300 baud, considerabile come la velocità tipica dei primi modem, quelli degli anni 60. Un modem da 56 kbit degli anni 90 (8000 baud), in confronto, risulta essere più di 25 volte più veloce.
Note e approfondimenti
- Persistent plasma waves in interstellar space detected by Voyager 1 | Nature Astronomy (IA) (DOI: 10.1038/s41550-021-01363-7)
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