La più grande sperimentazione di reddito di base universale avverrà in India dal 2022

L’India sta lanciando quello che può essere considerato come il più grande esperimento di reddito di base incondizionato della storia. Si tratta di una vera e propria ristrutturazione di un sistema di welfare che già esiste, quello dei sussidi di disoccupazione, che però in un paese dove il reddito basso oppure inesistente è molto diffuso come l’India, assume una certa importanza.

Sottolineiamo che non si tratta di un reddito di cittadinanza all’italiana: è un reddito universale, ossia somme di denaro elargite a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status economico o dalla loro posizione lavorativa (sostanzialmente, quindi, un reddito a cui avranno diritto anche gli occupati).
L’esperimento riguarda, almeno per ora, solo il piccolo stato indiano del Sikkim (poco più di 600.000 abitanti) e avrà inizio solo dal 2022 ma secondo Prem Das Rai, l’unico membro del parlamento indiano proveniente dallo stato del Sikkim, “Se c’è una possibilità che accada da qualche parte, questa è il Sikkim”.

Lo stesso Rai aggiunge che è tutta una questione di volontà politica: “Con l’aumento della disuguaglianza globale, vogliamo assicurarci di colmare il divario”.
Per coprire i costi, che già sembrano imponenti, i proponenti intendono sfruttare le due principali risorse dello Stato, ossia il turismo (oltre due milioni e mezzo di turisti all’anno solo nel Sikkim) e l’energia (la regione potrebbe essere largamente sfruttata per ottenere energia idroelettrica).

In un mondo del lavoro che sta diventando sempre più automatizzato e che vede sempre più professioni sostituibili dall’automatizzazione, da strutture robotiche o dall’intelligenza artificiale, le istituzioni indiane sembrano dunque volersi fare avanti e anticipare i tempi per essere pronte ad affrontare un futuro che sembra inevitabile.

Fonti e approfondimenti

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