Le alghe presenti negli oceani sono capaci di “rubare” geni dai batteri per ottenere benefici secondo un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Rutgers. Lo studio, pubblicato su Science Advances, si basa sull’analisi di 23 specie di alghe ed è il primo che suggerisce la “acquisizione” dei geni da parte delle alghe per migliorare il proprio livello di sopravvivenza.
Anzi, questa tecnica ha avuto un impatto molto importante sull’evoluzione di un grande gruppo di alghe e di protisti che a loro volta sono alla base delle reti trofiche oceaniche.
L’acquisizione di di geni da parte dei batteri può variare da specie in specie. La specie che sembra acquisire più geni ha l’1,44% dei propri geni prelevato dai batteri.
Si tratta di specie fotosintetiche che sono alla base della produzione del 70% dell’ossigeno che respiriamo mentre un sottogruppo facente parte di questo ampio gruppo, le diatomee, producono il 45% di materia organica presente nei mari.
Denominato anche CRASH, questo ampio gruppo comprende “le alghe come le diatomee e i dinoflagellati, nonché i membri di un gruppo (alveolati) che comprende il parassita della malaria e un altro gruppo (oomiceti) che include il patogeno della peronospora”. Il vasto gruppo CRASH “crea e consuma quantità immense di materia organica”, come spiega Debashish Bhattacharya Dipartimento di Biochimica e Microbiologia della Scuola di Scienze Ambientali e Biologiche della Rutgers, uno degli autori dello studio.