
Una nuova ricerca potrebbe aiutare ad affrontare le problematiche relative alla materia di cui è composto il nostro universo, perlomeno la maggioranza di esso. Lo studio, eseguito da Kevin Max, uno studente di dottorato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Moritz Platscher, dottorando all’Istituto Max Planck per la Fisica Nucleare, Germania, e Juri Smirnov, dell’Università di Firenze, pubblicato su Physical Review Letters, si basa sull’utilizzo dei dati reperiti tramite il rilevamento delle prime onde gravitazionali (rilevamenti avvenuti lo scorso anno).
Esaminando i dati, i tre studiosi sono riusciti a dimostrare che le onde gravitazionali possono oscillare, in una maniera analoga a quella dei neutrini che oscillano tra tre forme diverse (elettrone, muone e tau). In particolare le onde gravitazionali possono oscillare tra due forme denominate “g” e “f”. Queste oscillazioni erano già state teorizzate precedentemente ma ci sono ancora grossi dubbi al riguardo in quanto violerebbero la legge della conservazione dell’energia, praticamente alla base dell’universo per come lo conosciamo. Questo nuovo studio dimostrerebbe che queste oscillazioni possono invece, almeno a livello teorico, sussistere in uno scenario fisico realistico.
Lo studio si inserisce in una speciale teoria della gravità modificata denominata gravità bimetrica, o “grande gravità” (bigravity).
Secondo Smirnov, che interviene su Phys.org, sappiamo che conosciamo in maniera corretta solo il 5% della materia/energia presente nell’universo. Per spiegare il 95% restante (composto essenzialmente da materia scura e energia oscura) sono state create diverse teorie, alcune delle quali si sorreggono sull’eventuale esistenza di particelle esotiche, tuttavia non ancora individuate.
È proprio qui che entrano in gioco le recenti rilevazioni delle onde gravitazionali (in particolare effettuate con l’osservatorio LIGO) che potrebbero aprire una nuova finestra per quanto riguarda la spiegazione di questi argomenti per il momento ancora “oscuri”.