Lievito modificato geneticamente per crescere più in fretta

Con la parola “lievito”, come qualcuno già sa, si va ad intendere un gruppo di funghi unicellulari che in cucina vengono utilizzati per far lievitare le farine (onde realizzare il pane, per esempio di parentesi o per far fermentare le bevande alcoliche).
Si tratta di un ingrediente del tutto naturale che ha sempre ricevuto l’attenzione da parte di ricercatori vari in quanto si è sempre pensato che è possibile realizzare lieviti più efficaci modificandoli, ad esempio geneticamente, anche per quanto riguarda comparti non inerenti alla cucina (ci riferiamo soprattutto alla produzione di biocarburanti).

Un gruppo di ricercatori della Tufts University, Stati Uniti, dichiara di essere riuscito a realizzare un lievito geneticamente modificato che può consumare in maniera molto più efficiente lo xilosio, un particolare carboidrato che permette allo stesso livido di crescere in maniera più rapida e con una densità cellulare più alta.
Il nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, si è concentrato soprattutto su nuove modalità per far consumare nutrienti ad un microrganismo, diversamente da quanto fatto da altre ricerche precedenti. Questo nuovo metodo si è avvalso di un particolare set di geni regolatori, denominato GAL Regulon, che di solito processa il galattosio, affinché regoli il consumo di xilosio.

Hanno in sostanza realizzato un nuovo regulone sintetico, denominato XYL, che permette alle cellule del lievito di crescere in maniera molto più rapida e più densamente.
Ciò è sottolineato anche da Nikhil U. Nair, professore di ingegneria chimica e biologica presso la Tufts, uno degli autori dello studio: “Invece di costruire una struttura metabolica da zero, possiamo decodificare i reguloni esistenti per consentire a un organismo di prosperare su un nuovo nutriente. L’adattamento dei regoli nativi può essere un percorso significativamente più rapido verso la progettazione di nuovi organismi sintetici per applicazioni industriali”.
Uno degli utilizzi di questa scoperta verte soprattutto sulla produzione di etanolo come biocarburante.

Fonti e approfondimenti

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