È inutile protestare e che i possessori di bolidi che fanno da zero a 200 km/h in pochi secondi si mettano anche l’anima in pace: i limiti di velocità più bassi per quanto riguarda i veicoli su strada prevengono gli incidenti e abbassano anche i decessi collegati.
Lo conferma un nuovo studio dell’Università dell’Illinois che ha preso in considerazione il traffico a San Paolo, in Brasile, annotando una riduzione drastica degli incidenti mortali parallelamente alla riduzione dei limiti di velocità.
“Abbiamo stimato che i benefici sociali delle riduzioni degli incidenti hanno superato di gran lunga i costi sociali dell’aumento dei tempi di viaggio. Non solo, ma è anche una politica a favore dei poveri che avvantaggia principalmente i residenti a basso reddito”, spiega Peter Christensen, uno degli autori dello studio nonché economista ambientale del Dipartimento di Economia agraria e dei consumatori (ACE) dell’U.I.
A San Paolo, infatti, i limiti di velocità sulle autostrade sono stati ulteriormente ridotti da 90 a 70 km/h nel 2015, qualcosa che ha aperto nuovi dibattiti e che è diventato un importante punto di discussione delle elezioni comunali del 2017.
Si è trattato, per ricercatori, di una buona occasione per confrontare gli incidenti in tre punti temporali precisi: prima, durante e dopo la riduzione dei limiti velocità.
I ricercatori scoprivano che per un periodo di 18 mesi a seguito dell’instaurazione dei nuovi limiti di velocità, gli stessi incidenti stradali sono diminuiti del 21,7% sulle strade interessate, una percentuale equivalente a 1889 incidenti evitati e 104 incidenti mortali evitati. L’86% di questi benefici riguardava principalmente pedoni e motociclisti e, secondo i ricercatori, dunque principalmente residenti a basso reddito. Coloro che circolano a piedi o che utilizzano motociclette, infatti, a San Paolo sono rappresentati perlopiù da persone appartenenti a famiglie povere.