L’intricata rete di crepe della pelle degli elefanti analizzata al microscopio

Avete presenti quelle striature sul corpo degli elefanti, di quelle che fanno sembrare l’elefante molto più anziano rispetto poi all’età che effettivamente ha? Si tratta di canali micrometrici che aiutano gli stessi elefanti a regolare la temperatura corporea. Gli elefanti, infatti, non sudano e mancano delle ghiandole sebacee che permettono ad altri mammiferi di mantenere la pelle umida e flessibile.

A causa il fatto che vivono perlopiù in habitat caldi e secchi, gli elefanti devono pur evitare il surriscaldamento in qualche modo e ci riescono facendo evaporare l’acqua che si raccoglie proprio all’interno di queste fessure.
Gli elefanti, infatti, sono soliti ricoprirsi di acqua e di fango per questo motivo oltre che per evitare gli attacchi dei parassiti nonché l’eccessiva esposizione della pelle alle radiazioni solari.

Ora una nuova ricerca ci indica che queste striature sono vere e proprie fratture dello stato più esterno della pelle, un reticolo di elevazioni e dislivelli millimetrici incredibilmente interconnessi.
Milioni di canali prevengono la dispersione del fango e dell’umidità consentendo di trattenere un maggior quantitativo di acqua, almeno da 5 a 10 volte di più rispetto ad una pelle con superficie piana, come può essere ad esempio la nostra.

Il team di ricercatori ha dimostrato che queste crepe sono dovute sostanzialmente a tre fattori: lo stress della flessione locale causato dall’epidermide, l’iper cheratinizzazione dell’epidermide e il reticolo di elevazioni millimetriche della pelle. Questi tre fattori causano uno stress meccanico di flessione che si accumula con gli aumenti dell’ispessimento della pelle.

I ricercatori hanno trovato poi forti somiglianze tra la morfologia cutanea degli elefanti africani (Loxodonta africana) e quella degli esseri umani affetti da ittiosi vulgaris, una malattia genetica che causa pelle secca e squamosa.
Secondo Michel Milinkovitch, uno degli autori della ricerca, “Questa corrispondenza dimostrerebbe anche che mutazioni simili avvenute indipendentemente nei lignaggi evolutivi degli umani e degli elefanti si sono rivelate sfavorevoli nel primo e adattive nel secondo”.

Fonti e approfondimenti

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