L’involucro gassoso di Giove non è omogeneo: negli strati interni ci sono molti più elementi pesanti

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L’involucro gassoso che è la caratteristica principale di Giove, così come di ogni altro pianeta gigante gassoso, non è distribuito in maniera omogenea. Lo rileva un nuovo studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics[1] e realizzato da un team di astronomi con alla guida Yamila Miguel, ricercatrice dello SRON (Istituto olandese per la ricerca spaziale) e dell’osservatorio di Leida.

Strati gassosi interni contengono un quantitativo di metalli superiore

La ricercatrice ha scoperto in particolare che gli strati gassosi interni contengono un quantitativo di metalli superiore rispetto agli strati esterni. Gli strati interni contengono all’incirca il 3-9% della massa totale del pianeta (tra 11 e 30 masse terrestri). Secondo i ricercatori ciò si spiega con il fatto che i corpi delle dimensioni chilometriche, i cosiddetti “planetesimi”, debbono aver avuto un ruolo più importante di quanto calcolato in precedenza nella formazione del pianeta.

Usati i dati della sonda Juno della NASA

Al di sotto dello strato superiore, immediatamente visibile e che mostra, tra l’altro, caratteristiche come la Grande Macchia Rossa oltre che diversi uragani, c’è un altro stato immediatamente non visibile. I ricercatori hanno usato i dati reperiti dalla sonda Juno della NASA, arrivata nei pressi di Giove nel 2016. Tra i dati c’erano anche quelli relativi all’attrazione gravitazionale in diversi punti della superficie del pianeta, dati che possono fornire diverse informazioni sugli strati interni che non si possono vedere di primo acchito.

Involucro gassoso del pianeta non è omogeneo

I ricercatori hanno scoperto che l’intero involucro gassoso del pianeta non è omogeneo e ben “miscelato” come teorizzato da diversi astronomi. Ci sono più metalli (ossia elementi più pesanti dell’elio e dell’idrogeno) man mano che ci si avvicina all’area centrale.
Questi elementi metallici devono essere stati acquisiti dal pianeta nel corso della sua formazione quando si sono accorpati diversi piccoli corpi, da quelli delle dimensioni di piccoli massi a quelli grandi come piccoli planetesimi. Una volta che ha acquisito una certa dimensione ha cominciato poi ad espellere parte di questi “ciottoli”. Questo deve essere stato l’unico modo tramite il quale il pianeta ha acquisito tutti questi matalli negli strati interni: “La ricchezza di metalli all’interno di Giove che vediamo ora è impossibile da ottenere prima. Quindi possiamo escludere lo scenario con solo ciottoli come solidi durante la formazione di Giove. I planetesimi sono troppo grandi per essere bloccati, quindi devono aver avuto un ruolo”, spiega Miguel.

Note e approfondimenti

  1. [2203.01866] Jupiter’s inhomogeneous envelope
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