L’irisina, il nuovo ormone prodotto dei muscoli da poco scoperto, ha effetti benefici sull’Alzheimer

L’ormone irisina può massimizzare i benefici che si possono ottenere tramite l’attività fisica e, anche per questo, risulta promettente per contrastare il declino cognitivo dell’Alzheimer secondo un team di scienziati del Massachusetts General Hospital (MGH).
Lo studio, pubblicato su Nature Metabolism, si è concentrato sull’irisina, un ormone che i muscoli producono quando si eseguono esercizi fisici. Secondo gli stessi ricercatori, e secondo il comunicato dell’ospedale americano emesso sul sito ufficiale,[1] usare questo ormone potrebbe rivelarsi utile per realizzare una nuova terapia per affrontare i sintomi nel cervello derivanti dall’Alzheimer.[1]

In effetti, come fa notare Christiane Wrann, una delle difficoltà maggiori che si incontrano con l’Alzheimer è relativa al preservare la funzione cognitiva. Uno dei metodi per prevenire il decadimento cognitivo dell’Alzheimer potrebbe risiedere proprio nell’esercizio fisico. Proprio per questo negli ultimi anni i ricercatori hanno voluto scoprire quali sono i mediatori chiave che si attivano con l’esercizio fisico e che procurano questo beneficio sul cervello. Hanno dunque scoperto che è l’irisina a svolgere un ruolo primario e subito questo ormone è diventato un oggetto importante della ricerca.[1]

In questo caso i ricercatori hanno eseguito esperimenti sui topi dimostrando che la delezione genetica dell’irisina durante gli esercizi fisici degli animali comprometteva le funzioni cognitive. Ad entrare in gioco, in particolare, è l’area dell’ippocampo, una zona del cervello importante perché fa da “magazzino” dei ricordi ed è una delle prime zone del cervello ad essere intaccata dall’Alzheimer.
I ricercatori hanno anche scoperto che aumentando i livelli di irisina nel sangue si migliorava la funzione cognitiva dei topi e si contrastava la neuroinfiammazione.[1]

Bruce Spiegelman, ricercatore del Dana-Farber Cancer Institute e della Harvard Medical School, lo scienziato che ha scoperto questo ormone nel 2012 e che è uno degli autori del nuovo studio, spiega che la nuova ricerca è stata realizzata su quattro diversi modelli di topo e che l’effetto dell’irisina sulle funzioni cognitive si aveva in tutti e quattro. Si tratta di risultati che fanno sperare per quanto riguarda terapie da mettere in atto negli esseri umani dopo che l’Alzheimer è iniziato e dopo che i sintomi si sono mostrati.[1]

Infine un ultimo risultato raggiunto dallo studio, definito come importante nel comunicato, sta nel fatto che l’irisina sembra proteggere dalla neuroinfiammazione agendo in maniera diretta sulle cellule gliali del cervello. È Rudy Tanzi, uno dei responsabili del McCance Center for Brain Health dell’MGH a spiegare il collegamento: dato che l’irisina non agisce direttamente sulle placche amiloidi ma, in una maniera indiretta, sulla neuroinfiammazione, i risultati fanno sperare che si possano ottenere effetti positivi non solo sull’Alzheimer ma, in generale, sulle malattie neurodegenerative. Lo studio svela, anche se solo in parte, i meccanismi tramite i quali l’esercizio fisico quotidiano migliora la salute del cervello.[1]

Note e approfondimenti

  1. The hormone irisin is found to confer benefits of exercise on cognitive function (IA)
  2. Exercise hormone irisin is a critical regulator of cognitive function | Nature Metabolism (IA) (DOI: 10.1038/s42255-021-00438-z)
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