Per scoprire almeno qualcuno dei segreti della longevità umana, un team di ricercatori dell’Università di Otago ha analizzato le caratteristiche e i dati dei centenari della Nuova Zelanda giungendo alla conclusione che la rinuncia al fumo e il mantenimento dei rapporti sociali nel corso della vecchiaia sono le caratteristiche predominanti.
Secondo Yoram Barak, uno dei tre autori dello studio, evitare vizio del fumo e tenersi impegnati tramite reti sociali possono essere considerate come l’investimento migliore per un “invecchiamento di successo”.
Essere socialmente attivi, specifiche comunicato stampa che presenta lo studio poi pubblicato su Aging Clinical and Experimental Research, vuol dire uscire regolarmente di casa e stare a contatto nonché interagire con altre persone che non siano solo quelle della famiglia.
Tra le attività che si citano, e tra quelle che i ricercatori hanno maggiormente individuato tra i centenari della Nuova Zelanda, ci sono le viste agli amici regolari, fare volontariato, recarsi ai concerti, giocare a golf, eccetera.
I centenari analizzati dai ricercatori sono 292 e risultavano tutti privi di patologie anche abbastanza comuni tra cui diabete, depressione, demenza ipertensione.
Hanno inoltre analizzato i dati di altri 103.377 individui con un’età superiore ai 60 anni, comunque tutte persone che vivevano in alloggi privati e non in strutture di assistenza per gli anziani.
Altro fattore importante che i ricercatori hanno scoperto è quello relativo all’esercizio fisico: spesso si cita quest’ultimo proprio per quanto riguarda il miglioramento della salute la durata della vita ma i risultati che hanno ottenuto i ricercatori non mostrano un’importanza primaria dell’attività fisica.
La maggior parte dei centenari mostrava profili simili in relazione all’attività fisica anche se i dati non erano completi per quanto riguarda la durata e l’intensità dell’attività fisica svolta da tutti i partecipanti allo studio.
La maggior parte dei centenari era donna (75%). In relazione a questo dato, Barak dichiara: “Le donne hanno un’aspettativa di vita più lunga e quindi hanno maggiori probabilità di essere rappresentate negli studi centenari. Tuttavia, dopo aver corretto questo vantaggio, gli uomini che raggiungono i 100 anni hanno maggiori probabilità di essere liberi da malattie comuni”.
Un’altra limitazione dello studio sta nel fatto che esso ha analizzato solo i centenari che vivevano in strutture private o comunque nella comunità e non quelli di strutture residenziali o ospedaliere che probabilmente avrebbero mostrato un livello di salute peggiore.