Si tratta di un “avanzamento davvero significativo” quello effettuato da un team di ricercatori che hanno individuato un importante molecola coinvolta nello sviluppo della malaria cerebrale. Quest’ultima è una forma di malaria tra le più mortali.
Con esperimenti effettuati sui topi, i ricercatori sono giunti alla conclusione che la proteina EphA2 risulta molto importante per l’insorgenza della malattia nel cervello. Broccando questa proteina nei topi, i ricercatori si accorgevano infatti che la si poteva prevenire, risultati che potrebbero suggerire una strategia terapeutica funzionante anche per la versione negli esseri umani.
Tracey Lamb è l’autrice senior dello studio nonché professoressa associata di patologia della University of Utah Health.
La malaria cerebrale colpisce più di 575.000 persone ogni anno ed è presente soprattutto nell’Africa subsahariana, in particolare tre bambini più piccoli. Provoca fuoriuscita di liquidi dal cervello fino al coma. Uccide il 20% delle persone infette ma i sopravvissuti possono sviluppare sintomi gravi che possono durare tutta la vita come convulsioni o disturbi della salute mentale.
Uno dei processi fondamentali alla base dello sviluppo della malaria cerebrale è l’interruzione della barriera ematoencefalica, qualcosa che rende questa malattia mortale. Si tratta di una parete cellulare semipermeabile che impedisce ai fluidi del sistema nervoso del cervello di mescolarsi con il flusso sanguigno.
I ricercatori hanno scoperto che la molecola EphA2 rompe la barriera emato-encefalica facendo sì che le giunzioni tra le cellule risultino meno strette.