
Uno nuovo studio sul cosiddetto “trapianto fecale” pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology mostra ancora una volta le caratteristiche positive di questa pratica che viene sempre più tenuta in seria considerazione da ricercatori e medici in relazione ad un numero sempre più grande di patologie anche di varia natura.
Il nuovo studio, condotto da ricercatori del Lawson Health Research Institute e della Western University, sembra suggerire che i trapianti fecali potrebbero rivelarsi utili anche per la malattia del fegato grasso non alcolica (NAFLD).
Secondo i ricercatori i pazienti che soffrono di questa patologia e che avevano subito trapianti fecali vedevano una riduzione della diffusione degli agenti patogeni e di altre molecole indesiderate che riuscirono ad attraversare l’intestino.
I microrganismi, infatti, possono attraversare le pareti dell’intestino ed entrare in circolazione in altre aree del corpo per diffondersi tramite un fenomeno conosciuto come permeabilità intestinale.
“La permeabilità intestinale svolge un ruolo nello sviluppo della sindrome metabolica che è una delle principali cause di malattia coronarica e cerebrovascolare. È stato anche associato a malattie autoimmuni come la sclerosi multipla (SM), l’artrite reumatoide, il lupus sistemico e il diabete di tipo 1”, spiega Michael Silverman, uno degli autori della ricerca nonché professore alla Schulich School of Medicine & Dentistry della Western.
Già studi in precedenza avevano mostrato collegamenti tra il microbioma intestinale e la NAFLD.
I ricercatori hanno analizzato 21 pazienti con NAFLD. Parte di essi avevano subito un trapianto fecale con feci di donatori sani. Altri avevano invece ricevuto una sostanza placebo rappresentata dalle feci dello stesso paziente.
Dopo essere stati seguiti per sei mesi i ricercatori, sebbene non riscontrassero cambiamenti nella percentuale del grasso epatico o nell’insulino-resistenza, si accorgevano però di una riduzione abbastanza significativa della permeabilità intestinale nei pazienti che erano caratterizzati da un alto livello di permeabilità intestinale.
Osservavano inoltre significativi cambiamenti nel microbioma intestinale in quei pazienti avevano ricevuto le feci dal donatore.
“Il nostro studio dimostra che la permeabilità intestinale può essere migliorata attraverso il trapianto fecale da un donatore sano”, spiega Laura Craven, dottoranda presso la Schulich e prima autrice della ricerca. “Ciò suggerisce che il trapianto fecale potrebbe essere utilizzato come intervento precoce nel trattamento del NAFLD per ridurre la permeabilità intestinale e prevenire l’infiammazione”.