Una proteina conosciuta come VlsE esistente nel batterio Borrelia burgdorferi impedisce al sistema immunitario umano di contrastare in maniera efficace la malattia di Lyme. La scoperta fatta da un team di ricercatori della Washington State University i quali hanno analizzato la proteina VlsE, una delle principali responsabili di quello che è uno dei più importanti sintomi di questa malattia, ossia l’artrite persistente.[1]
I ricercatori sono arrivati alla scoperta dopo diversi anni di lavoro sfociati poi in uno studio pubblicato su Cell Reports.[2] Secondo Troy Bankhead, si tratta di una scoperta che potrebbe avere un impatto molto grande per quanto riguarda lo sviluppo di eventuali vaccini per la malattia di Lyme, una malattia che solo negli Stati Uniti colpisce 300.000 persone ogni anno.
La malattia di Lyme colpisce gli esseri umani quando vengono punti da alcune specie di zecche in cui è presente il batterio Borrelia burgdorferi che viene dunque trasferito al corpo umano. Quando non trattata in maniera precoce con gli antibiotici, oltre a poter causare l’artrite permanente di cui sopra può causare, quando la situazione si aggrava, può provocare anche altri sintomi importanti tra cui l’infezione alla vescica, l’infiammazione del cuore nonché impatti a livello neurologico e cognitivo tra cui la perdita di memoria e di equilibrio.[1]
I ricercatori hanno provato a progettare un ceppo di batteri Borrelia burgdorferi in laboratorio senza la lipoproteina VlsE. Hanno quindi infettato alcuni topi con questo nuovo ceppo progettato in laboratorio scoprendo che i ratti riuscivano ad eliminare più facilmente l’infezione.
Tramite microscopia a fluorescenza, i ricercatori hanno poi scoperto che gli anticorpi dei ratti non erano in grado di legarsi alla proteina che causa l’artrite persistente quando infettati dal batterio in cui era ancora presente la proteina VlsE.
Quando infettati, invece, dal batterio modificato, quello nel quale la proteina VlsE era stata rimossa, gli anticorpi dei ratti riuscivano a legarsi alla proteina collegata all’artrite. “Quando non hai VlsE quei batteri si accendono e questo perché quegli anticorpi sono in grado di legarsi e riconoscere quella proteina correlata all’artrite in assenza di quello scudo VlsE”, spiega Bankhead. “Questo è esattamente quello che stavamo vedendo.”