
Il Mar Morto, in particolare il fondale i suoi sedimenti, è sempre foriero di ricerche in campo biologico in quanto questo habitat, pur difficile per le sue caratteristiche fuori dall’ordinario, è abitato da creature, soprattutto da microrganismi, che mettono in atto strategie particolari per sopravvivere.
Un nuovo studio, prodotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Ginevra (UNIGE), Svizzera, e dell’Università di Lione, in Francia, ha visto l’analisi dei sedimenti del Mar Morto, un habitat in cui i picchi di salinità non hanno pari in tutto il globo.
I livelli di salinità del Mar Morto sono da spiegare nel fatto che questo lago perde un metro di acqua all’anno. La sempre crescente salinità è arrivata oggi ad un livello di 275 grammi di sale per litro rispetto ai 20-40 grammi per litro negli oceani.
Dopo aver praticato un foro della lunghezza di ben 400 metri nel cuore del fondale del Mar Morto, i ricercatori hanno prelevato gli strati di sedimenti ed hanno scoperto la presenza di batteri che sopravvivono nutrendosi di resti di altri microrganismi.
Spiega lo studio, apparso su Geology, Daniel Ariztegui, professore nel Dipartimento di Scienze della Terra nella Facoltà di Scienze dell’UNIGE: “Si tratta di studiare batteri e archaea – le forme più antiche di vita sulla Terra – che vivono nei sedimenti e analizzano i processi di trasformazione che derivano dalla loro presenza, e che si chiama diagenesi”.
Nello specifico hanno scoperto batteri che si nutrono dei cadaveri degli archaea. Questi batteri “necrofagi” hanno sviluppato questa capacità per adattarsi ad uno degli ambienti più severi del nostro pianeta che non avrebbe potuto offrire molto altro in termini di risorse nutritive.
Inoltre questa ricerca, secondo Ariztegui, si potrà rivelare utile anche per comprendere come la vita, soprattutto quella microbica, può svilupparsi e adattarsi agli ambienti difficili su altri pianeti, anche in termini di tecniche utilizzate (ad esempio per questo studio i ricercatori hanno utilizzato diverse tecniche di scavo del foro e di analisi di microrganismi tra cui la microscopia elettronica a scansione).
Fonti e approfondimenti
- Necrophagy: a means of survival in the Dead Sea – Communiqués de presse – UNIGE (IA)
- Recycling of archaeal biomass as a new strategy for extreme life in Dead Sea deep sediments | Geology | GeoScienceWorld (IA) (DOI: 10.1130/G45801.1) (PDF ricerca completa)
Articoli correlati
- Trovata vita 1000 metri sotto fondale oceanico a temperature di 120 gradi
- Risolto mistero dell’accumulo di sale sul fondale del Mar Morto
- Scoperta vita che può sopravvivere ad una temperatura di 120 gradi
- Scienziati risvegliano microbi che hanno “dormito” per più di 100 milioni di anni
- Popolose colonie di batteri trovate in rocce sotto fondale del mare
- La vita non può attecchire ovunque sulla Terra, ecco due esempi di ambienti troppo ostili
- Abitabilità della Terra, scienziati scoprono che anche il sale nel mare è stato fondamentale
- Lago in India diventa rosa nel giro di poche ore