Una nuova ricerca pubblicata dalla Brown University pubblicato su Icarus ha analizzato in maniera approfondita una particolare regione marziana nota come Syrtis Major Planum, una struttura geologica già da diversi anni adocchiata dalla NASA come possibile luogo di atterraggio per le future missioni con rover destinati al pianeta rosso per gli anni 2020 e 2030.
La regione ospita una straordinaria diversità minerale, con depositi che indicano una serie di ambienti passati che avrebbero potuto ospitare la vita. Utilizzando immagini a risoluzioni più elevate messe a disposizione dal Mars Reconnaissance Orbiter, lo studio ha elaborato, tra l’altro, l’estensione di questi depositi minerali.
Secondo Mike Bramble, uno studente della Brown che ha portato avanti lo studio, grazie all’altissima risoluzione di queste immagini è possibile vedere letteralmente le diversificazioni dei minerali sulla superficie marziana con una precisione senza precedenti.
Secondo lo studioso, in pochi kilometri quadrati è presente una diversificazione geologica che stupisce e che, tra l’altro, cambia sempre molto rapidamente.
Questo lavoro potrebbe contribuire alla decisione della NASA di far sbarcare i prossimi rover nella zona a nord-est del Syrtis Major Planum; questa zona si trova tra un cratere d’impatto del diametro di circa 2000 km e un grande vulcano (il Syrtis Major). Migliaia di anni di erosione, portata avanti soprattutto dai forti venti, hanno contribuito ad esporre in maniera sostanziale la storia geologica di questa superficie.
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