Mascherine bagnate sono ancora utili? L’ultimo esperimento degli scienziati

Credito: Grigvovan, Shutterstock, ID: 1728657652

Le mascherine sono diventate oggetto di numerosi studi da quando è scoppiata la pandemia di COVID-19. Si cerca di capire, in particolare, i loro livelli di protezione in base alle tipologie di mascherine e anche in base ai fattori ambientali. Un nuovo studio, presentato ieri alla 74ª riunione della APS Division of Fluid Dynamics e pubblicato su Physical Review Fluids, suggerisce che le mascherine bagnate hanno ancora un discreto potenziale in termini di impedimento della fuoriuscita delle goccioline respiratorie, anzi sembrano ancora più resistenti in tal senso.

Mascherine bagnate: è sempre bene sostituirle

In ogni caso i ricercatori aggiungono che dovrebbero essere seguite sempre le indicazioni relative alla salute pubblica in merito alle mascherine bagnate. In caso di mascherina bagnata, infatti, è un po’ più difficile respirare e comunque in generale una mascherina bagnata risulta sempre meno efficiente per quanto riguarda l’aria inalata e dunque le goccioline che si possono inalare. Dunque è sempre consigliato sostituirla il prima possibile.[1]

Gli esperimenti

I ricercatori dell’Università della California a San Diego, quelli che hanno realizzato lo studio, fanno notare che gli studi sulle mascherine umide svolti fino ad ora non sono stati molto completi. Per colmare questo vuoto i ricercatori hanno utilizzato una particolare pompa per spingere del liquido, tramite un ago, su tre tipi di materiali, di quelli che compongono le più comuni mascherine (una di tipo chirurgico e due con tessuti di vario spessore).
Filmando poi questi stessi materiali con una telecamera ad alta velocità (una da 4000 fotogrammi al secondo) hanno realizzato cosa accadeva al materiale bagnato quando arrivavano goccioline di un colpo di tosse o di uno starnuto.[1]

I risultati

I ricercatori notavano che sulle mascherine chirurgiche, le goccioline tendevano a formare delle piccole perle sulla superficie e ciò paradossalmente forniva più resistenza alla fuoriuscita. Una cosa più o meno così simile accadeva con le mascherine in tessuto idrofilo. Su queste ultime l’area bagnata tendeva a diffondersi sul materiale, la matrice del materiale stesso si riempiva di liquido e le goccioline stesse trovavano più difficoltà a penetrare.
“In pratica abbiamo dimostrato che le maschere umide sono in grado di limitare le goccioline respiratorie balistiche meglio delle maschere asciutte”, spiega Sombuddha Bagchi, l’autore principale dello studio. Quest’ultimo, però, fa notare anche che durante le analisi non sono stati presi in considerazione due fattori importanti: l’eventuale fuoriuscita laterale delle goccioline e la traspirabilità di una mascherina bagnata.[1]

Note e approfondimenti

  1. https://ucsdnews.ucsd.edu/reviews/news_email/scripps.ucsd.edu/news/around-pier-scripps-scientists-help-create-and-distribute-smartfin-turns-surfers-citizen (IA)
  2. Physical Review Fluids – Accepted Paper: Penetration and secondary atomization of droplets impacted on wet facemasks (IA)
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