
Una nuova ricerca che si sta interessando ad un nuovo polimero che si autodistrugge è stata presentata durante le conferenze dell’American Chemical Society (ACS) Fall 2019.
Si tratta un materiale che sta riscuotendo l’interesse soprattutto in ambito militare: con questo nuovo materiale, giusto per fare un esempio, si potrebbero costruire droni (molto semplificati, in ogni caso, sostanzialmente degli alianti) che potrebbero scomparire dopo aver eseguito la propria missione.
Tuttavia lo stesso materiale potrebbe essere utilizzato anche nel settore delle costruzioni o in quello dei sensori ambientali.
Lo stesso Paul Kohl, ricercatore a capo del team che ha sviluppato il materiale, specifica che non si tratta di un banale materiale biodegradabile, ossia uno di quelli, anche di natura plastica, per esempio, che scompare dopo mesi o anni.
Qui siamo di fronte ad un polimero che “scompare in un istante quando si preme un pulsante”, come specifica nel comunicato stampa.
Questo polimero a scomparsa vanta infatti un particolare meccanismo all’interno della stessa struttura che attiva l’autodissoluzione. Questo stesso meccanismo può essere attivato a distanza oppure tramite la luce del sole dato che i monomeri che compongono lo stesso polimero cominciano a disgregarsi al di sopra di una determinata temperatura.
Per raggiungere lo scopo, i ricercatori hanno innestato nella struttura stessa del polimero un composto additivo fotosensibile: quest’ultimo assorbe la luce e avvia la depolimerizzazione.
Lo stesso polimero può decomporsi in base a varie lunghezze d’onda della luce: “Abbiamo polimeri progettati per applicazioni in cui entri nella stanza, accendi la luce e la cosa scompare”, dichiara Kohl lasciando intendere la versatilità del materiale in quanto ad autodistruzione.
Anche il periodo durante il quale il polimero continua a restare solido dopo essere stato esposto alla luce può essere variabile: “Abbiamo un modo per ritardare la depolimerizzazione per un determinato periodo di tempo: un’ora, due ore, tre ore”, dichiara lo stesso scienziato.
Inutile dire che a questo materiale si sta interessato per primo il Dipartimento della Difesa americano che vuole costruire aeromobili di consegna che non lasciano traccia una volta arrivati nei pressi dell’obiettivo.
Si tratta di una materiale che gli stessi scienziati hanno cercato di produrre per decenni e che ora sembra diventato realtà secondo quanto dichiarato dallo stesso Kohl, a capo di un gruppo di ricerca del Georgia Institute of Technology.
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