
Materiale radioattivo da iniettare negli unicorni dei rinoceronti per agevolarne l’individuazione nei posti di frontiera quando i bracconieri tentano di smerciarli o di portarli in altri paesi. È l’idea, solo apparentemente assurda, che un team di ricercatori guidato da James Larkin, scienziato nucleare dell’Università del Witwatersrand, Sudafrica, sta tentando di attuare con la collaborazione di altri istituti, tra cui la Rosatom, la compagnia nucleare statale russa.
Ne parla un comunicato della AFP secondo il quale i bracconieri sono stati responsabili della morte di 249 rinoceronti solo durante i primi sei mesi di quest’anno, una cifra che vede 83 uccisioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Come spiega lo stesso Larkin, l’idea prevede l’iniezione di una piccola quantità di materiale radioattivo (radioisotopi) nei corni dei rinoceronti (vivi).
Se l’animale viene catturato dai bracconieri e il corno viene estirpato (spesso staccano i corni dall’animale vivo lasciandolo poi morire dissanguato), il corno può poi essere facilmente rilevato dai rilevatori di radiazioni. Questi rilevatori portatili si trovano negli aeroporti (spesso anche in importanti stazioni ferroviarie, nei porti o nei luoghi di controllo dove sono presenti agenti di frontiera) di tutto il mondo e consentirebbero la cattura del criminale.
I bracconieri stessi, dunque, risulterebbero fortemente scoraggiati dal proseguire questa attività.
Il progetto è stato nominato The Rhisotope Project e “mira a fornire uno strumento basato sulle scienze nucleari” per la preservazione dei rinoceronti africani, come spiega il comunicato sul sito ufficiale dell’iniziativa.[1]
Il sistema è già stato testato su due rinoceronti: nei loro corni sono stati iniettati degli isotopi per il momento non radioattivi per verificare che il materiale non viaggi nelle altre parti del corpo, cosa che potrebbe causare problemi non sono gli animali ma anche agli esseri umani che entrerebbero in contatto con loro.
Inoltre i ricercatori stanno eseguendo modelli al computer per capire la dose più appropriata. I ricercatori hanno anche intenzione di stampare in 3D una testa di rinoceronte per eseguire le sperimentazioni con le dosi radioattive.