
Un vaccino glicoconiugato per combattere la melioidosi: è il progetto che il team del professore dell’Institut national de la recherche scientifique (INRS) Charles Gauthier ha in cantiere. Il team ha trascorso infatti gli ultimi 10 anni analizzando approfonditamente questa malattia tropicale troppo spesso trascurata.
La melioidosi
La melioidosi è causata dal batterio Burkholderia pseudomallei; è una patologia infettiva che comporta diversi sintomi e risulta troppo spesso resistente agli antibiotici, cosa che rende i trattamenti messi a punto dagli scienziati sempre troppo complessi e che fa sì che questa malattia abbia un tasso di mortalità ancora abbastanza alto (fino al 50% secondo il comunicato emesso dall’INRS[1]).
Il batterio Burkholderia pseudomallei
Il batterio Burkholderia pseudomallei si trova di solito nel terreno e nel fango, in particolare aree equatoriali del mondo, come l’India, il Brasile, la Thailandia e l’Australia. Il pericolo di contaminazione, e quindi di infezione, aumenta quando ci sono accadimenti naturali come stati di siccità o inondazioni. Come spiega lo stesso Gauthier, con riscaldamento globale in corso e con l’aumento delle temperature, il pericolo si fa sempre più concreto e quindi “dobbiamo essere pronti”.[1]
Il metodo per sviluppare il vaccino contro la melioidosi
Durante i prossimi anni il team di ricercatori svilupperà un vaccino “coltivando” zuccheri sulla superficie del batterio. Questi zuccheri verranno connessi ad un vettore proteico il quale potrà essere riconosciuto dai linfociti T. I dai linfociti T possono essere considerati come i ” soldati” del corpo e una delle armi principali del sistema immunitario in quanto sono le unità che attivano gli anticorpi. Per arrivare al vaccino il team di ricercatori, con l’aiuto dei professori Éric Déziel e Alain Lamarre, eseguirà degli esperimenti sui topi e indagherà approfonditamente sulle risposte immunitarie degli animali.
Diverse versioni del vaccino con combinazioni differenti di catene di zuccheri
I ricercatori svilupperanno diverse versioni del vaccino con combinazioni differenti di varie catene di zuccheri (polisaccaridi) le quali verranno espresse dal batterio.
“Siamo stati in grado di sintetizzare polisaccaridi che imitano quelli dei batteri, oltre ad essere riconosciuti dagli anticorpi. È un lavoro pionieristico”, spiega Gauthier. Si tratta di un approccio che permetterà, tra l’altro, di evitare di lavorare a contatto diretto con l’agente patogeno.[1]
Il team di ricercatori ha ricevuto un finanziamento anche dal Canadian Institutes of Health Research (CIHR).