
Nel contesto di un progetto di biomonitoraggio del pesce commestibile un team di ricercatori della School of Public Health Sciences dell’Università di Waterloo, Canada, ha realizzato un nuovo studio per comprendere i livelli dell’esposizione al mercurio nelle persone che consumano il pesce.
Sara Packull-McCormick, una dottoranda a Waterloo e autrice principale dello studio, spiega che nel corso degli ultimi anni livelli troppo alti di mercurio erano stati individuati in varie specie di pesci, anche lacustri, e quindi i risultati di questo studio erano attesi da diverse comunità che si affidano proprio alla pesca o che comunque consumano spesso pesce.
La ricercatrice spiega di aver trovato, nei campioni umani analizzati, un livello di mercurio abbastanza basso e, almeno per il momento, il beneficio relativo al consumo del pesce continua superare i rischi di contaminazione. Si tratta di risultati importanti perché il consumo di pesce apporta diversi benefici a livello nutrizionale oltre che economico per diverse comunità.
L’analisi è stata effettuata su 443 campioni di sangue e 276 campioni di capelli prelevati da persone provenienti dai Territori del Nord-Ovest, Canada settentrionale.
La ricercatrice si è servita anche delle risposte ad un questionario che conteneva varie domande tra cui quella relativa alla frequenza alimentare dell’assunzione di pesce. Tra l’altro le risposte mostravano che il consumo di pesce, nelle comunità canadesi settentrionali analizzate, raggiunge il picco durante la fine dell’estate e diminuiva nel corso dell’inverno per poi aumentare di nuovo in primavera. I livelli di mercurio nei capelli seguivano più o meno questo schema anche se il picco lo si aveva in autunno.
Note e approfondimenti
- Hair to blood mercury concentration ratios and a retrospective hair segmental mercury analysis in the Northwest Territories, Canada – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.envres.2021.111800)