
Un interessante articolo su The Conversation (vedi il link più sotto) riapre il tema riguardante la possibilità che le alghe marine possano essere sfruttate per nutrire delle persone, in particolare in quelle zone in cui il cibo scarseggia.
Lo stesso articolo riporta vari interessanti dati come quello relativo agli 800 milioni di persone malnutrite oggi nel mondo e la proiezione relativa all’aumento della popolazione mondiale: entro il 2050, infatti, si aggiungeranno ai 7 miliardi (circa) attuali altri due o 3 miliardi di individui che naturalmente dovranno essere tutti nutriti.
L’articolo è stato scritto da William Moomaw e Asaf Tzachor ed è basato su una loro ricerca, pubblicata il 1° ottobre, in cui si prende in seria considerazione l’utilizzo delle microalghe marine come forma di nutrimento per gli esseri umani.
È abbastanza chiaro che, con gli attuali ritmi di produzione del cibo che vedono uno sfruttamento della terra, dell’acqua e dell’energia che comincia a sembrare fuori controllo, le odierne modalità di reperimento di alimenti non possono continuare all’infinito con l’aumentare della popolazione.
Si parla soprattutto della produzione del bestiame per il quale si sfruttano sempre più territori vergini, come quelli con foreste, per la coltivazione del mangime o per il pascolo.
Inoltre c’è da considerare anche che la pesca si trova attualmente al suo picco di produzione e che quindi l’alimentazione a base di pesce non potrà aumentare, in futuro, di molto seguendo l’aumento della popolazione.
Tra l’altro proprio per quanto riguarda la quota crescente di aziende ittiche che producono in particolare frutti di mare lo stesso studio rivela un impatto sull’habitat naturale (frequentato dai pesci selvatici) non indifferente.
La produzione di micro alghe marine potrebbe rappresentare una soluzione adeguata non solo come fonte di alimentazione degli esseri umani ma anche come mangime per gli animali da allevamento (o anche per i pesci da allevamento). Contengono quegli acidi grassi omega-3 e amminoacidi di cui il corpo umano ha bisogno e che sempre troppo spesso si ottengono mangiando del pesce.
Quella delle microalghe marine è una risorsa pressoché inesplorata e sembra essere uno spreco dato che coltivarle risulta relativamente facile e soprattutto sostenibile. Esistono infatti vari metodi, tra cui la coltivazione in stagni aperti utilizzando semplice acqua (dolce o salata), anidride carbonica e luce solare.
Cosa sono le micro alghe
Si tratta di alghe microscopiche presenti sia nei sistemi con acqua dolce sia nel mare. Sono rappresentate perlopiù da specie unicellulari che possono variare, in termini di dimensioni, da pochi micrometri a poche centinaia di micrometri (un micrometro è un mmilionesimo di metro). Non presentano alcun sistema di radici, steli o foglie.
Si stima che possano esistere fino ad 800.000 specie diverse di cui, attualmente, solo 50.000 sono state descritte scientificamente.
Fonti e approfondimenti
- Micro solutions for a macro problem: How marine algae could help feed the world (IA)
- Cutting Out the Middle Fish: Marine Microalgae as the Next Sustainable Omega-3 Fatty Acids and Protein Source | Abstract (IA)
- Microphyte – Wikipedia (IA)