
Un nuovo studio analizza gli effetti della permanenza nello spazio sul corpo umano. Nello specifico lo studio pubblicato su Frontiers in Physiology studia gli effetti della microgravità, quella che per esempio si può avere sulla Stazione Spaziale Internazionale, sul cervello.
Secondo il gruppo di ricercatori provenienti da istituti russi e belgi, i viaggi nello spazio hanno un impatto significativo sul cervello e sulla sua connettività, cosa che porta poi a modifiche in negativo nella percezione e nel movimento.
Sarebbero alcune determinate aree ad avere la peggio, secondo i ricercatori: le regioni delle cortecce insulari e parietali funzionerebbero in maniera più sincrona con le altre aree del cervello durante un volo spaziale o una permanenza nello spazio.
Inoltre la connettività di altre regioni come quella del cervelletto o quella dei nuclei vestibolari, diminuisce in maniera significativa.
Secondo i ricercatori, nello spazio il cervello riduce l’attività di queste aree per controbilanciare le informazioni contrastanti sull’ambiente che riceve.
I ricercatori sono giunti a queste conclusioni eseguendo scansioni cerebrali su diversi astronauti prima e dopo missioni della durata di sei mesi e hanno confrontato questi dati con quelli di volontari sani rimasti sulla Terra.
Gli effetti che può avere la microgravità sulle altre zone del corpo umano, ad esempio sulle ossa o sui muscoli, sono stati ben studiati ma l’effetto che può avere sul cervello non è stato molto approfondito e sono già diversi gli studi pubblicati negli ultimi anni che mostrano che i viaggi nello spazio hanno degli effetti che debbono essere esaminati bene per capire quanto possano essere letali o pesantemente riduttivi.
Approfondimenti
- Frontiers | Alterations of Functional Brain Connectivity After Long-Duration Spaceflight as Revealed by fMRI | Physiology (IA) (DOI: 10.3389/fphys.2019.00761)