
Stranamente gli scienziati non sanno molto di come i millepiedi si riproducono e per molte specie la riproduzione è in effetti un vero e proprio mistero.
Una nuova ricerca, apparsa su Arthropod Structure and Development, contribuisce a chiarire i dubbi anche se per un singolo genere, il Pseudopolydesmus, un genere di millepiedi a schiena piatta della famiglia Polydesmidae.
Grazie a nuove tecniche di imaging con le quali sono riusciti a far brillare determinati tessuti e organi degli animali, i ricercatori sono riusciti a capire il funzionamento dei genitali di queste creature e come gli organi maschili e quelli femminili interagiscono, come spiega Petra Sierwald, curatrice del Field Museum di Chicago ed una delle autrici dello studio.
I millepiedi fanno parte del grosso gruppo degli artropodi ma si differenziano abbastanza dagli insetti e dai ragni. Possono avere dozzine e dozzine di zampe e si muovono in maniera relativamente lenta alimentandosi perlopiù di piante in decomposizione (proprio per questo si possono permettere di essere molto lenti in quanto non devono cacciare prede).
Il problema è che esistono più di 13.000 specie di millepiedi (solo tra quelle conosciute) e che ogni genere sembra avere un modo particolare per riprodursi o comunque per accoppiarsi.
I millepiedi del genere Pseudopolydesmus, diffusi soprattutto nel Nordamerica, restano distintivi secondo gli scienziati: sono sempre desiderosi di accoppiarsi in qualsiasi condizione, anche in laboratorio nelle capsule di Petri e perfino alla luce, una condizione che alla maggior parte dei millepiedi non piace per nulla.
All’inizio il problema era rappresentato dal fatto che le zampe di questi millepiedi, durante la fase di accoppiamento, oscuravano praticamente tutto.
L’unico modo per guardare attraverso le zampe era utilizzare le ultime tecniche di imaging e quindi utilizzare specifici programmi per computer per combinare le immagini scattate e quindi mettere a fuoco gli elementi che si trovavano al di là delle zampe.
I ricercatori sono infatti riusciti a far brillare alla luce ultravioletta i soli genitali dei millepiedi e quindi sono riusciti a distinguere l’approccio relativo all’accoppiamento: i testicoli del maschio si trovano dietro il secondo paio di gambe ma i gonopodi, le speciali zampe utilizzate per inserire lo sperma nella femmina, si trovano più indietro.
Dopo aver eiaculato, in maschio ricopre i gonopodi con il proprio seme per inserirlo nella vulva della femmina.
Quest’ultima, come spiega la Sierwald, è caratterizzata da due aperture ed è situata tra il secondo paio di Zampe.
La minuscola parte carnosa sull’estremità dei gonopodi viene immessa dal maschio nella vulva della femmina e dei piccoli artigli, situati sempre all’estremità dei gonopodi, si agganciano su delle creste all’interno della vulva. A seguito dell’accoppiamento, la stessa vulva viene sigillata con una secrezione appiccicosa e ciò intrappola lo sperma all’interno.
“Prima di questo studio, non avevamo idea da dove provenissero le secrezioni. Ho sempre pensato che provenissero dal maschio, perché pensavo che il maschio volesse isolare la femmina in modo che non potesse accoppiarsi di nuovo”, riferisce la Sierwald. “Ma ora, dopo aver visto le ghiandole all’interno delle vulve della femmina attraverso la TAC, penso che la maggior parte di quella secrezione provenga dalla femmina. Non so se questo è il suo modo di proteggere la vulva o di preservare lo sperma. Questi sono campi interessanti per ulteriori studi”.