Mini fegati umani coltivati in laboratorio e poi trapiantati nei topi

Abstract grafico dello studio (credito: DOI: 10.1016/j.celrep.2020.107711, Cell)

Un team di ricercatori della Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh ha creato dei “mini fegati” umani, coltivati in laboratorio, e li ha poi trapiantati con successo un nei topi.
In un esperimento di concetto come questo, innovativo e pionieristico, la parola “successo” si può utilizzare benissimo nonostante i fegati siano poi sopravvissuti solo per quattro giorni all’interno del corpo degli animali.

“Vedere quel piccolo organo umano lì dentro l’animale – marrone, che sembra un fegato – è stato piuttosto bello. Questa cosa che sembra un fegato e funziona come un fegato provenuto dalle cellule della pelle di qualcuno”, spiega Alejandro Soto-Gutierrez, professore di patologia ed uno degli autori dello studio.
I “mini fegato” funzionano proprio come i fegati umani e sono stati creati e coltivati in laboratorio utilizzando cellule epiteliali dell’epidermide umana riprogrammate in cellule staminali.

Queste ultime sono poi diventate cellule epatiche con le quali sono stati costruiti piccoli fegati poi impiantati in cinque ratti. I fegati erano capaci di secernere, per esempio, acidi biliari e urea. Nell’ambiente di laboratorio, gli scienziati sono riusciti a far maturare questi mini fegati in meno di un mese.
I mini fegati trapiantati funzionavano a tutti gli effetti anche se dopo il quarto giorno c’erano problemi di flusso sanguigno all’interno e nei pressi dell’innesto.

Si tratta, come ritiene lo stesso Soto-Gutierrez, di una ricerca che può essere considerata come una sorta di “trampolino di lancio” in un percorso, comunque ancora abbastanza lungo, che potrebbe un giorno portare alla creazione di organi sostitutivi per gli esseri umani del tutto cresciuti e coltivati in laboratorio.
Qualcosa che sostituirebbe la problematica procedura della donazione degli organi.

Tuttavia una tecnica del genere potrebbe essere utilizzata anche come un “ponte per il trapianto”, come fa intendere lo stesso Soto-Gutierrez: “Ad esempio, in caso di insufficienza epatica acuta, potresti aver bisogno di una spinta epatica per un po’ invece di un fegato completamente nuovo.”

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